L’Appennino, una risorsa da riscoprire

Daniele

Ravaglia*

A seguito della conferenza regionale Valore Appennino, vorrei riportare l’attenzione sul tema della montagna. Come tutti coloro che sono nati nell’Appennino bolognese all’indomani del secondo dopoguerra so bene che, mentre in città si realizzava il miracolo economico, sui monti si assisteva ad un costante spopolamento. A buona ragione si è parlato di "boom economico a rovescio". L’Appennino bolognese perse oltre il 40% della popolazione in pochi decenni e quasi tutti i suoi giovani. Solo dagli anni ‘90 si cambiò rotta.

Oggi finalmente le istituzioni per bocca dell’assessora Lori dicono che "non può esserci pieno sviluppo della Regione senza la montagna". Solo nell’Appennino bolognese si sono investiti quasi 246 milioni di euro tra 2016 e 2020. Per lo stesso periodo, i dati del rapporto curato da Art-ER per la Regione indicano trend che danno speranza: il calo demografico quasi dimezza, mentre cresce il valore aggiunto prodotto dalle imprese dell’area montana.

Il Pnrr promette di potenziare ancora investimenti e risorse.

Cosa manca? Manca ancora la capacità di cogliere appieno la cifra dello sviluppo montano.

Va valorizzata la risorsa bosco, motore di un’economia autoctona e presidio per la sostenibilità. Va ridato spazio all’agricoltura, che in montagna realizza anche la manutenzione di territori altrimenti esposti a rischi idrogeologici. È necessario continuare a promuovere il turismo con infrastrutture adeguate e sostenibili. Considero strategici gli investimenti nella banda ultralarga. Proporrei forme di agevolazione fiscale per attività commerciali e artigianali di piccole dimensioni, che rendano capillare l’accesso a servizi utili per persone e famiglie. Da incentivare tutte le forme di economia non speculativa: in questi territori molte delle aziende più longeve sono cooperative. La cooperazione può e vuole giocare un ruolo importante al fianco delle istituzioni per lo sviluppo della montagna.

*Presidente di Confcooperative