
La Procura di Aosta ha chiesto al giudice per le indagini preliminari l’archiviazione del fascicolo aperto dopo il sequestro, un anno fa al traforo del Gran San Bernardo, di una parte dell’archivio di Charlie Chaplin. Erano indagati un dipendente della Cineteca di Bologna e il dirigente che lo aveva incaricato di portare a Montreux (Svizzera), con un furgoncino, 49 scatoloni contenenti storyboard di pellicole come ‘Luci della ribalta’, ‘Luci della città’ e ‘Il monello’, oltre a diversa corrispondenza riconducibile al grande cineasta del Novecento. Secondo l’impostazione iniziale della Procura, mancava il permesso per portare all’estero quel materiale pur lecitamente acquisito; da qui l’ipotesi di violazione dell’articolo del codice penale che punisce l’uscita o l’esportazione illecite di beni culturali. Alla luce della recente pronuncia della Cassazione, che ha rigettato il ricorso degli inquirenti contro il dissequestro disposto nell’ottobre scorso dal tribunale del riesame di Aosta, la procura ha chiesto al gip l’archiviazione.
Questi documenti, secondo la Soprintendenza archivistica e bibliografica dell’Emilia-Romagna, erano stati dati in prestito alla Fondazione Cineteca dall’Association Chaplin per la realizzazione del Progetto Chaplin, finalizzato alla digitalizzazione dell’archivio da mettere a disposizione online, prima di depositarli a Montreux.
La Corte di Cassazione ha ritenuto che non sussista "un legame culturale con il nostro Paese né elementi sufficienti per ritenere il carattere culturale delle cose sequestrate: i beni si trovavano in Italia solo occasionalmente e per ragioni di natura transitoria, risoltesi le quali, in adempimento di appositi vincoli contrattuali, avrebbero dovuto fare ritorno nel Paese d’origine". Dunque ha rigettato il ricorso e il materiale resta dissequestrato.