L’Ats è fallita, 60 lavoratori senza stipendio

Non sono stati autorizzati l’esercizio provvisorio e le retribuzioni. I sindacati: "La cassa integrazione deve essere attivata subito"

Da gennaio ad aprile in Italia sono stati scoperti 135 casi di abusi su minorenni

Da gennaio ad aprile in Italia sono stati scoperti 135 casi di abusi su minorenni

Bologna, 1 dicembre 2021 - Cancelli sbarrati, forni spenti e 60 lavoratori senza stipendio e senza cassa integrazione. È la fotografia scattata ieri mattina alla Ats.Microcast di Pontecchio Marconi. Azienda storica della meccanica bolognese attiva nel settore della componentistica meccanica industriale che nello stabilimento di via Primo Maggio dà lavoro in modo diretto a 60 addetti. Azienda che da alcuni anni versa in una grave crisi finanziaria come emerse già alla fine del 2019, quando i lavoratori incrociarono le braccia e venne attivato il tavolo di crisi regionale, sia in Emilia Romagna che in Lombardia dove c’è la sede legale e un altro stabilimento che occupa 30 addetti a Mortara di Pavia. Un’altra trentina di lavoratori fanno capo alla controllata F.lli Bucciol, dove invece la produzione continua.

Dopo il concordato preventivo è arrivata l’istanza di fallimento e la settimana scorsa la nomina del curatore fallimentare il quale però non ha autorizzato l’esercizio provvisorio, con il risultato che da un giorno all’altro i dipendenti sono rimasti senza lavoro e senza retribuzione. "Il paradosso è che ci sono ordinativi per cinque milioni di euro. Aziende di ogni settore che attendono le nostre forniture di un prodotto particolarissimo, componentistica fusa con la tecnica della cera persa", ha chiarito ieri mattina Consuelo Mazzini di Fim-Cisl nel corso di una conferenza stampa convocata insieme a Fiom-Cigl.

"Qui c’è una professionalità maturata in anni di esperienza, un patrimonio che non deve essere disperso", ha aggiunto Pasquale Di Domenico di Fiom prima di mettere in fila con la Rsu le richieste più urgenti: "Prendiamo atto della decisione del curatore di non accordare l’esercizio provvisorio, però la Cassa integrazione deve essere attivata quanto prima. Qui ci sono sessanta famiglie senza reddito e senza tutele che devono essere ammesse agli ammortizzatori sociali", ha aggiunto il segretario Fiom Michele Bulgarelli prima di ribadire che l’Appennino bolognese non può perdere altri posti di lavoro.

A rischiarare l’orizzonte ci sarebbero alcune manifestazioni di interesse. "Sono tutti elementi che verranno esaminati al tavolo di crisi che da due anni è aperto presso la Regione. Perchè le istituzioni hanno seguito questa vicenda fin dall’inizio e ci hanno sempre affiancati", riconoscono i sindacati. A confermare l’attenzione il sindaco di Sasso Roberto Parmeggiani: "Bisogna intervenire subito e arrivare quanto prima ad una riapertura e ad un rilancio. Ci sono tanti lavoratori, la maggioranza donne e soprattutto un patrimonio di professionalità che vale un investimento".

 

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