"Lavoratori licenziati con un clic. Non può diventare prassi"

Francesco Iorio, operaio Gkn, messo a casa da una mail: "Siamo sulla stessa barca"

Francesco Iorio, operaio Gkn, messo a casa da una mail: "Siamo sulla stessa barca"

Francesco Iorio, operaio Gkn, messo a casa da una mail: "Siamo sulla stessa barca"

"Lucida rabbia". È questa la forza di Francesco Iorio, 41 anni, operaio addetto alla manutenzione della Gkn di Campi Bisenzio, l’azienda di componentistica per il settore auto che si trova nel cernierone industriale tra le periferie di Firenze e Prato. Iorio e gli altri lavoratori (422 dipendenti diretti e un’ottantina delle ditte in appalto interno) dallo scorso 9 luglio sono in assemblea permanente per difendere la fabbrica e i posti di lavoro dopo che la proprietà - il fondo finanziario inglese Melrose - con una gelida mail ha comunicato di voler chiudere lo stabilimento produttivo e mandare tutti a casa.

Le multinazionali liquidano i lavoratori con un click: cosa ne pensa?

"Purtroppo in Italia ci sono leggi che permettono questo. Bisogna cambiarle e anche alla svelta perché non può e non deve diventare una prassi. A noi ci hanno mandato una mail dall’oggi al domani, senza un motivo, senza preavviso. La multinazionale monopolista nella distribuzione del tabacco un messaggino WhatsApp. Forse per i lavoratori di Bologna è stato ancora peggio visto che durante il lockdown hanno sempre lavorato, visto che i tabacchi erano considerati un bene di prima necessità".

Da quasi un mese è in presidio permanente insieme ai suoi colleghi. Dove trovare la forza?

"Pensando all’obiettivo da raggiungere: riaprire la fabbrica e tornare a lavoro. Dopo lo choc iniziale mi sono fatto forza grazie anche all’appoggio della mia famiglia, oltre che al sostegno dei colleghi che sono la mia seconda famiglia, questa fabbrica è la nostra casa. Sa, mi sono sposato da poco e quanto è arrivata la lettera di licenziamento sarei dovuto partire per il viaggio di nozze. La vacanza alla fine l’abbiamo fatta, solo qualche giorno, soprattutto per i nostri figli, loro non hanno colpe".

E ora come vede il futuro?

"Ho mille preoccupazioni, la sicurezza che pensavo di avere grazie al posto fisso si è dissolta con quella tremenda mail. In questa fabbrica siamo quasi tutti della generazione che ha un mutuo sulle spalle, che fa acquisti a rate perché non può permettersi esborsi cospicui, siamo tutti sulla stessa barca. Ma ora il futuro è pensare alla battaglia che stiamo portando avanti".

Cosa consiglia ai lavoratori di Bologna?

"Di organizzarsi e non cedere al primo tentativo di ricatto. E, soprattutto, dico loro che non sono soli. Qui è nato il motto: ‘siamo tutti Gkn’. In giro per l’Italia, purtroppo, sono tante le situazioni di crisi e paradossalmente in tanti, se restiamo uniti, possiamo difenderci meglio".

Barbara Berti

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