Lavori di restauro e incendi Gli altri traslochi nella storia

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di Marco Beghelli

Terminate il 20 novembre le recite di Lohengrin in ricordo della prima opera di Wagner mai eseguita in Italia (nel 1871, proprio a Bologna), il Teatro Comunale ha chiuso definitivamente il sipario, in vista del più volte annunciato e rimandato trasloco in Fiera, reso necessario dai lavori strutturali appena cominciati. Una chiusura che ha destato timori, fra i lavoratori del Teatro così come fra il pubblico. Non è tuttavia la prima volta che la gloriosa sala progettata da Antonio Galli detto ‘il Bibiena’ sospende la sua programmazione.

Dopo la costruzione nella zona detta del Guasto (ovvero sulle rovine del palazzo dei Bentivoglio ridotto in macerie dalla furia popolare nel 1507) e l’inaugurazione del 14 maggio 1763, già nel 1818 il cosiddetto Teatro della Comune subisce un massiccio restauro durato oltre due anni: viene rifatta la volta dipinta della sala, alzato il tetto sopra il palcoscenico e sostituite con pilastri corinzi le colonne e le statue che intercalano i palchi, mentre sotto la platea è inserito un meccanismo che la solleva al livello del palcoscenico per ottenere una grande sala da ballo utilizzabile nei veglioni.

Un secondo restauro prende corpo nel 1853-54, all’insegna delle decorazioni in oro e dei velluti rossi divenuti tipici per i teatri ottocenteschi. Il terzo nel 1865-66, per introdurre l’illuminazione a gas nell’atrio e nei palchi, nonché un grande lampadario su cui splendono 120 fiamme a farfalla. Nuovi mesi di lavori strutturali seguiranno nel 1875. Come tanti teatri storici, anche il nostro Comunale sarà colpito da incendio: nella notte fra il 27 e il 28 novembre 1931 le fiamme distruggono il palcoscenico e i locali circostanti, ma la sala storica del Bibiena si salva grazie al sipario metallico, di recente installazione, che la separa dal palcoscenico e viene alzato solo durante gli spettacoli. Approfittando dei lavori di ripristino, viene realizza la facciata esterna sopra il portico, con tanto di terrazza panoramica, ispirandosi al progetto originale mai completamente realizzato. E a protezione futura è installato un impianto antincendio ad acqua, alimentato dal serbatoio posto sulla torre che campeggia ancor oggi in Via del Guasto: fortunatamente mai utilizzato e divenuto obsoleto, verrà demolito nei prossimi mesi.

Il 23 giugno 1980 il Teatro è dichiarato inagibile: la scoperta di tarli nel pavimento del loggione porta a nuovi massicci lavori di restauro, giacché tutta la struttura interna alle pareti della sala è in legno e bisogna scongiurare la diffusione dell’infestazione. Ma per la prima volta alla chiusura non corrisponde l’interruzione degli spettacoli, dirottati alla Sala Europa, al Teatro delle Celebrazioni, al Cinema Medica, al Duse e all’Arena del Sole. Gli interventi architettonici, non più innovativi, vogliono ora far riemergere alcuni aspetti originali. Si riportano così alla luce gli affreschi primitivi dei palchi, privandoli poi di tendine e parapetti in velluto che assorbivano il suono, mentre il colore di poltrone e sipario torna ad essere il verde. Il loggione perde la scricchiolante scalea lignea centrale, tanto scomoda quanto capiente, e sono abbattute le pareti di separazione che perimetravano le barcacce laterali.

L’attuale intervento realizza il progetto dell’architetto Luigi Orioli vincitore nel 2019 del concorso per acquisire proposte di risanamento sul lato di via del Guasto. La programmazione sarà spostata alla Fiera, in quell’EuropAuditorium già utilizzato durante il restauro del 1981 e nel nuovo spazio teatrale che fra poche settimane verrà allestito affianco. La conclusione del cantiere è prevista per l’anno 2026.

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