Le carte sono in tavola, si riprende a giocare

Viaggio nei centri sociali tra briscole e tressette dopo l’ordinanza della Regione. Gli anziani: "Così riconquistiamo un po’ di normalità".

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di Francesco Zuppiroli

È il gioco più vecchio del mondo, quello delle carte. Persino la tradizione ludico-ricreativa per eccellenza non era rimasta indenne davanti alla pandemia di Coronavirus. Era. Perché da venerdì scorso con l’ultima ordinanza regionale di riferimento, denari e bastoni, coppe e spade sono tornate a circolare sui tavoli dei bar e dei circoli sociali, anche bolognesi. "Caccia il carico!", rigorosamente in dialetto, è la melodia della normalità che torna a risuonare con la briscola, il tressette, scala quaranta, e chi più ne ha più ne metta.

È questa l’aria che si respira attraverso la mascherina, mettendo piede nel Circolo Arci Benassi di viale Cavina, dove seguendo il percorso di distanziamento segnato sul pavimento, lo sguardo è subito catturato da una scena di ritrovata quotidianità, con circa una ventina di anziani divisi su più tavoli, chini a chiedersi reciprocamente: "Ce l’hai la briscola?", e la malaugurata risposta: "Mé no". "È un grande piacere poter tornare a passarsi il tempo giocando a carte – ci racconta Claudio Veronesi, con un occhio preoccupato rivolto sempre agli ‘scartini’ che ha in mano –. Questa attività aiuta a riprendersi un po’ di normalità, anche se di normalità c’è ben poco. Non siamo ancora tanti come prima. Nei circoli sociali, dove la maggior parte delle persone sono anziane, la paura ancora si sente".

Ma al Benassi c’è anche chi ha voglia di riprendersi gli spazi di aggregazione più iconici, tant’è che spostandoci verso le piste di bocce sono molti anche qui gli anziani che guardano attentamente scorrere il boccino rosso per le quattro pedane, mentre sulle tribune i giocatori a riposo si scambiano "dŭ ciàcar" e pareri tecnico-tattici sull’ultima partita del Bologna. Ma c’è anche chi al chiuso preferisce il parco adiacente e, seduto su una panchina, rivangare vecchi ricordi di tempi passati, in cui il coronavirus forse non avrebbe fatto così paura.

A sentire gli avventori del centro sociale ‘Croce del Biacco’ di via Rivani, invece, ai tavoli da gioco è però unanime la logica del ‘meglio prima’, "quando non eravamo obbligati a tenere le mascherine". "Il numero di persone è il 10% di quelle che c’erano pre-pandemia – dice il barista del circolo Giuseppe Emiro –. Abbiamo dovuto separare i tavoli per allargare gli spazi e alcuni dei ‘ragazzi’ hanno bisogno di essere richiamati a indossare la mascherina di tanto in tanto". Ma c’è chi vuole solo "ritornare a giocare – spiega Mauro Coatti –. Basta un po’ di attenzione e responsabilità per tornare a passarsi il tempo insieme e in sicurezza".

Una boccata d’aria fresca, fra una partita a burraco e uno ‘sbarazzino’, è preferita poi anche al circolo Arci ‘Ippodromo’ in via di Corticella, dove tutti i presenti si raggruppano nel cortile con tanto di pubblico attorno, rigorosamente a distanza, che a braccia conserte dietro la schiena tifa, scommette o magari ‘sgama’ persino quei tre bari che già Caravaggio dipingeva nel 1594 e che ora sono, felicemente, tornati.

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