
"Mamma mia quanti!". Luca Carboni sale sul palco ed è sorpreso, emozionato. Ringrazia Guglielmo, giovane cantante bolognese che ha aperto...
"Mamma mia quanti!". Luca Carboni sale sul palco ed è sorpreso, emozionato. Ringrazia Guglielmo, giovane cantante bolognese che ha aperto la serata, perché l’ha citato nel suo pezzo che dice: "Bologna sotto i lampioni e poi ti parte una canzone di Carboni". Ma ecco che cominciano gli aneddoti.
"Dopo 40 anni di canzoni – racconta Carboni – non c’è forse una mia canzone che vorrei sentire e che rappresenta tutto, credo che sia l’insieme di quel che hai fatto che ti definisce, anche se penso a Primavera, canzone sulla rinascita, sulla riscoperta delle cose, proprio come sta succedendo a me in questo momento".
Tutto questo narrarsi e concedersi pubblicamente, avviene nella serata ‘Autoritratto di Luca Carboni’. Il privilegio di raccogliere aneddoti dalle sue parole, è per don Massimo Vacchetti e per il pubblico di Villa Pallavicini che ieri sera era seduto nel giardino di Liberi, incontri con protagonisti della cultura.
Vecchietti è un fan, conduce la serata, chiede a Carboni quale sia, tra le sue, la canzone che vorrebbe riascoltare passeggiando sotto i portici. E poi: una canzone della felicità?
"La mia ragazza – dice – che racconta di quando ho visto la mia ragazza diventare madre di mio figlio, per quanto la gioia sia sempre figlia di un percorso che ha dentro il dolore, le mamme lo sanno bene".
Davanti al palco c’è un baule: Vacchetti tira fuori una maglia del Bologna.
"Quando scrissi la frase ‘Bologna è una regola’ ero poco più che bambino, mio padre non mi portava allo stadio, la mia passione è nata in cortile tra i fili da stendere, con gli amici, giocavo con le scarpe da calcio coi tacchetti che si consumavano sul cemento, ci andavo a fare anche il chierichetto, volevo essere Beppe Savoldi perché non veniva mai in nazionale, era un mito. Poi da grande mi appassionai al basket e a tifare Fortitudo".
E chiude: "Quando arrivó Corioni presidente con Maifredi allenatore, al Bologna ci chiese di stare accanto alla squadra e con Mingardi, Dalla e Morandi, scrivemmo l’inno".