Strage 2 agosto Bologna, le intercettazioni-choc: "È Paolo nel video"

In aula le conversazioni dei familiari di Bellini. La ex moglie: "È lui". La nipote: "Che stress, speriamo tutto venga tombato"

Paolo Bellini in tribunale a Bologna: è accusato di essere il 'quinto uomo' della strage

Paolo Bellini in tribunale a Bologna: è accusato di essere il 'quinto uomo' della strage

Bologna, 17 luglio 2021 - "Mi fa: ’ma c’ha una faccia da bravo ragazzo suo marito... quando era giovane’. Io ho risposto: sì, ma era il diavolo...quando era giovane". E’ il 10 luglio 2019 quando Maurizia Bonini, moglie di Paolo Bellini, l’ex primula nera accusato dalla Procura generale di essere "il quinto uomo" della strage di Bologna, parla con la nipote Daniela e il figlio Guido. Al centro gli interrogatori a tappeto che gli inquirenti stanno facendo per trovare elementi per incastrare l’ex marito. Interrogatori corredati da centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali, parte delle quali trascritte e ora divenute oggetto delle ultime due udienze del processo su Bellini e i presunti mandanti. Chiacchierate che i magistrati di Palazzo Baciocchi ritengono fondamentali.

"Non è lui". 11 luglio 2019, Maurizia Bonini e il figlio Guido hanno una animatissima discussione. Il discorso verte sulla riapertura delle indagini a carico di Bellini, sulla pubblicazione di una foto che riprenderebbe (secondo l’accusa) sulla scena del crimine proprio l’esponente di Avanguardia Nazionale. In quei giorni la polizia ("l’altra volta sono venuti alle 4 e alle 5 del mattino...") sequestrò tutte le catenine trovate nelle abitazioni dei familiari di Bellini, a caccia di quella che lo stesso avrebbe indossato il giorno dell’orrore. "Lui – dirà agli inquirenti la ex moglie per poi ritrattare e riconfermare – c’ha una catenina al collo. Nelle foto. L’ha sempre portata... ha fatto un nodino per accorciarla".

"Vergognati". Dichiarazioni che non vanno giù però a Guido (nato nel ’79, anno prima della strage) che inveisce: "Come si fa a confonderlo con lui? Non è lui. Anche la Lucia (sorella di Bellini, ndr) lo ha detto". La Bonini replica convinta: "Per me è lui, me lo ricordo da giovane. Ha la fossetta qui sotto". G. (Guido): "Ma te ne rendi conto che ha una faccia diversa. Ma sei fuori, sei malata. Fatti ricoverare. Non riconosci neanche tuo marito...". Guido prosegue: "Poi se lui ci fosse o meno, quello non lo so. Se c’entra qualcosa non lo so. Se sa qualcosa... e non è difficile che sapesse qualcosa in quegli anni perché faceva un lavoro che... E lavorava per lo Stato, ok?". "Ma era a Bologna – riprende la Bonini –, è dimostrato...aveva faccende di mobili antichi". G.: "Sì, ha dormito due giorni in stazione o tre". M. (Maurizia): "...andato a dormire in albergo". La conversazione si accende ancora. G.: "Se l’avessero ripreso a mettere la bomba è un altro discorso. Ma che ca... c’entra se era alla stazione? Poteva essere lì per tutt’altra cosa. Io voglio credere nella buona fede... che lui non sia stato. Mi meraviglio di te che ci sei stata insieme". M.: "Basta, dacci un taglio". G.: "Vergognati che non riconosci tuo marito".

"Stress e paura". Le chiamate degli inquirenti si susseguono provocando "grande stress" e tensioni tra i familiari. "Siamo adrenalinici – dice Daniela Bellini, la nipote di Paolo che all’epoca aveva 9 anni, parlando con la zia – noi come voi... si spera solo che finisca bene e venga tutto chiuso e tombato".

Daniela che il 31 luglio 2019 racconta alla zia di essere stata chiamata in Questura scatenando la rabbia di quest’ultima. "Cosa ti ricordi te? – dice la Bonini – Che cretini, una bambina di 9 anni, non dovevi neanche parlare". Il riferimento è il viaggio al Tonale del 2 agosto 1980, l’alibi di Paolo Bellini. "Ma io che ca... c’entro qua?", si chieda Daniela. "Scusa – è la risposta – gli dici: ’ragazzi, io ero una bimba, non mi ricordo niente". M. "Il 2 agosto lui è venuto a Rimini a prendere me, la Silvia e Guido (i figli, ndr), e siamo andati al Tonale. E c’eri anche tu". Daniela, dirà poco dopo Maurizia Bonini al figlio, "sta andando fuori di testa. Cosa vuoi che si ricordi? Anche se era in macchina con lui.... Io gli chiedo i danni, gli chiedo i danni...". G. "A chi? A Paolo". M. "Non so, mi stanno stressando. Comunque c’aveva paura, mi fa: ’Forse mi chiameranno per la croce che mi hanno preso".

"Quale colpa?". Il giorno dell’audizione, il 2 agosto 2019, la nipote si sfoga: "Qua è tutto un dispiacere per me. Tutti si fanno i ca... loro. Se non mi viene un infarto o un ictus...mi ritiro". Rabbia da un lato per l’eventuale coinvolgimento dell’ex aviere nella strage, timore dall’altro per il giudizio della gente: "Non parlare con nessuno – dirà Guido citando le parole della sorella Silvia – non dirglielo con nessuno sennò arrivano i giornalisti...". "La colpa nostra cos’è? – così Marina Bonini in un’altra conversazione – Di avere avuto io come cognato uno così. Non è colpa mia. E neanche di mia sorella che l’ha sposato. E nemmeno vostra perché era fratello di...".

 

 

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