BENEDETTA CUCCI
Cronaca

Le vite sospese nell’Isola degli idealisti

Proiezione speciale oggi al Modernissimo del film di Elisabetta Sgarbi, tratto da un romanzo di Giorgio Scerbanenco

’L’Isola degli idealisti’: la regista sarà presente oggi alle 18. in sala con lo sceneggiatore e gli interpreti

’L’Isola degli idealisti’: la regista sarà presente oggi alle 18. in sala con lo sceneggiatore e gli interpreti

Elisabetta Sgarbi, con lo sceneggiatore Eugenio Lio e gli interpreti Renato De Simone, Chiara Caselli e Rossella De Martino, presenterà il suo nuovo film, L’isola degli idealisti (già in prima visione in Sala Cervi), oggi alle 18, in una proiezione speciale al Cinema Modernissimo.

Signora Sgarbi, perché ha scelto questo titolo di Giorgio Scerbanenco, il suo primo noir ritrovato, per trarne un film?

"Ero affascinata da due cose, già alla lettura del romanzo, prima di pubblicarlo: la fortezza in cui si rinchiudono i Reffi, questa strana, aristocratica, colta famiglia che si ritira sull’Isola, violata da due giovani ladri. E la seconda cosa è gli interrogativi morali che pone: si può educare al bene qualcuno? E, nell’educarlo, si può sentire il fascino del male? E quando si attraversa il confine della legalità, si è fuori anche dal ’bene’?"

Come ha restituito questa scrittura attraverso il cinema?

"Il film reinventa la storia, necessariamente. Ricrea il mondo. Uno degli aspetti visivi più importanti è la presenza di opere d’arte, che hanno una storia nella storia, certo non immediatamente comprensibile alla visione, ma che credo agisca sullo sguardo dello spettatore. La casa dei Reffi è piena di opere d’arte, antiche e moderne. Sottolineano la loro sospensione dal mondo. Sono il correlato visivo della lingua che parlano: una lingua quasi scritta, su cui abbiamo lavorato molto per renderla come dimentica del commercio quotidiano con gli umani. Di contro a questo mondo ’artificiale’, c’è l’arte involontaria di Guido, il ladro, che si esprime al meglio facendo schizzi di quello che ha intorno, cercando di catturare con velocità il fluire della vita".

Il personaggio di Celestino Reffi interpretato da Tommaso Ragno incorpora già caratteristiche che sarebbero poi diventate di Duca Lamberti, l’investigatore di Scerbanenco. Come l’ha tratteggiato?

"È stata la figlia di Giorgio, Cecilia Scerbanenco, che cura la pubblicazione delle opere per la Nave di Teseo, a suggerirmi questo collegamento, scrivendone nella prefazione al libro. E poi c’è la passione per la matematica, che accomuna Duca Lamberti e Celestino, che addirittura vuole insegnarla al suo cane. Ci siamo presi questa libertà, con Eugenio, di tracciare questo arco tra l’inizio e la fine della produzione letteraria di Scerbanenco".

Lo stile ricercato di Beatrice-Elena Radonicich, la ladra, ricorda quello di Catherine Deneuve in ’Les Parapluies de Cherbour’ di Jacques Demy. Aveva in mente una donna così?

"È un parallelo molto affascinante, ma non l’ho pensato, mi sarebbe piaciuto pensarlo. Per cui la ringrazio di questa suggestione. Nella mia testa domina ’La prima notte di quiete’ di Valerio Zurlini, e certamente c’è un po’ del rapporto tra il Professore e Vanina, nel rapporto tra Celestino e Beatrice. Ma Beatrice è molto vicina al romanzo di Scerbanenco".

La grande protagonista del film sembra essere proprio la casa, che si scopre lentamente, con la camera che si allontana dal particolare e si allarga al tutto.

"La casa è un personaggio fondamentale, un organismo vitale, che si allarga e si stringe sui personaggi. È più grande di ciascuno dei suoi abitanti. E in fondo è un mistero. Restituire lo spazio della villa, i suoi corridoi, il suo parco, i suoi labirinti, i sotterranei era fondamentale come restituire i primi piani dei personaggi".