MARIATERESA MASTROMARINO
Cronaca

L’economista Zamagni: "Dal Papa un lascito notevole. E Zuppi si muove nel suo solco"

Il presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze sociali: "Francesco mi chiese di restare. Abbiamo elaborato un documento che il Papa voleva presentare all’Onu dopo la chiusura del Giubileo".

Stefano Zamagni, economista, presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

Stefano Zamagni, economista, presidente emerito della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

di Mariateresa Mastromarino

"Un lascito notevole, che va al di là del pensiero teologico, abbracciando il pratico". Per Stefano Zamagni, economista, fra gli autori del documento che Papa Francesco alla chiusura del Giubileo avrebbe voluto presentare all’Onu, Bergoglio è stato il pontefice in grado di "mettere insieme le due dimensioni", quella teologica e quella pratica.

Zamagni, in questo Papa Francesco è stato unico?

"L’opera e il lascito di Papa Francesco sono notevoli. Certo, prima di lui ce ne sono stati altri, culturali e teologici, ma non assoluti nel termine pratico. Lui, invece, ci è riuscito".

Come?

"Lo ha fatto affrontando tre fronti: il sociale, l’economia e la politica. E per quest’ultima si intende geopolitica. Qui la proposta del Papa era quella di transitare dall’unipolarismo al multipolarismo. Per Bergoglio non è più possibile mantenere il modello unipolare, nato nel 1944 a Bretton Woods, perché è nato il Sud globale. Se vogliamo evitare policrisi e guerre relative, bisogna promuovere il multipolarismo".

Sul fronte sociale invece?

"La sua proposta è quella di transitare dal modello duale ‘Stato-mercato’ a quello tripolare ‘Stato-mercato-comunità’. Questo permetterebbe di applicare il principio di sussidiarietà, quella vera però".

Cosa intende per ‘vera’?

"Quella circolare, che include tutti. Esiste un modello economico possibile, in cui i momenti della produzione del reddito e della sua distribuzione sono simultanei, distribuendo la ricchezza tra tutti. Insomma, Francesco ha dato un contributo eccezionale, moderno".

In che rapporti eravate?

"Facevo parte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali prima ancora che lui venisse eletto Papa. A 80 anni ero sul punto di lasciare, ma il Papa mi disse che voleva che continuassi a lavorare più di prima, nominandomi presidente. E così ho fatto, impegnandomi nel team presieduto dal premio Nobel Joseph Stiglitz".

Qual è il risultato?

"Un documento, a cui il Papa teneva molto, in cui si chiede l’attuazione del multilateralismo, la cancellazione del debito con la modifica delle regole che governano diverse istituzioni, come l’Organizzazione mondiale del commercio, il Fondo monetario internazionale e l’Onu".

Tra Bergoglio e Zuppi ci sono somiglianze?

"Zuppi si muove da sempre sulla linea di pensiero di Papa Francesco. Basti pensare all’esperienza accumulata nella comunità di Sant’Egidio, quando ancora era sacerdote a Roma, e all’accordo di pace con il Mozambico. Una personalità in linea con quella di Francesco".

È lui il successore ideale?

"È inutile fare previsioni, la storia del papato ce lo ha insegnato. Chiunque sarà il prossimo Papa, ad ogni modo, non potrà non proseguire su questa linea. Zuppi è un candidato forte, ma la scelta finale la decide sempre qualcun altro, che sta lassù".