PIERFRANCESCO PACODA
Cronaca

Lelli e Masotti, gli ’occhi’ della musica

Al Museo di Strada Maggiore la mostra con gli scatti del celebre duo artistico che ha immortalato i più grandi artisti

Al Museo di Strada Maggiore la mostra con gli scatti del celebre duo artistico che ha immortalato i più grandi artisti

Al Museo di Strada Maggiore la mostra con gli scatti del celebre duo artistico che ha immortalato i più grandi artisti

Ogni foto racconta una storia, ogni scatto fissa un momento irripetibile nel quale la musica e chi la interpreta si fondono. Succede con ogni ritratto realizzato dalla coppia, nel lavoro e nella vita, Lelli e Masotti, Silvia Lelli e Franco Masotti (scomparso nel 2022), che hanno fissato l’arte di direttori d’orchestra, jazzisti, virtuosi dello strumento, cantautori, sempre, salvo rarissime eccezioni, in un rigoroso bianco e nero. Una importante selezione delle loro opere si può ammirare al Museo Internazionale e Biblioteca della Musica (Strada Maggiore,34) nella mostra Musiche, aperta sino al 7 settembre. Un omaggio sentimentale, vivido alle grandi personalità che hanno scandito, dagli anni ’70, i tempi delle avanguardie, mescolando il rigore delle pagine sinfoniche con quello liberatorio e fortemente politico della musica afro americana, il rock progressivo con la canzone d’autore. Da Luigi Nono e Meredith Monk a Franco Battiato che, da solo, scende nel 1973 dai parchi delle colline bolognesi a Lucio Dalla, Francesco Guccini e Roberto Vecchioni ai tavoli della Trattoria Da Vito nel 1978.

Una avventura artistica e umana, la loro, che nasce con una forte connotazione sociale e che mette bene in evidenza come il superamento dei confini, delle definizioni di appartenenza, fosse, allora, come oggi, il vero messaggio che le foto trasmettono. Questo succede anche quando, con loro grande stupore, vengono nominati fotografi ufficiali del Teatro Alla Scala di Milano, che aveva compreso bene come la necessità che oggi tutte le grandi istituzioni lirico sinfoniche sentono, quella di aprirsi a un nuovo pubblico, passasse anche, soprattutto, per l’immagine. Come nello sguardo sorridente che si rivolgono, nel pieno delle prove con la Filarmonica della Scala e l’Orchestra Mozart, Claudio Abbado e Daniel Barenboim, lo stesso dialogo divertito che si svolge tra Bobby McFerrin e Sandro Laffranchini, sempre nello spazio milanese, mentre ci restituisce la profondità dell’ispirazione la foto di Leonard Bernstein e quella di Vladimir Horovitz impegnato in un concerto per pianoforte. Ma la sensibilità di Lelli e Masotti è un fatto globale e passa, con straordinaria disinvoltura, dalle sale paludate dell’istituzione milanese ai luoghi della ricerca e della sperimentazione, sino ai festival che hanno segnato la cosiddetta controcultura in Italia, come quello di Parco Lambro.

Quello che colpisce, osservando le foto, è il loro riuscire a essere, al tempo stesso, parte dell’azione, mai osservatori distaccati, perduti tra il pubblico o al seguito dell’artista da ritrarre, ma mantenendo lo sguardo scientifico, antropologico di chi vuole testimoniare un frammento di vita nel quale è stato accettato dalla comunità che deve documentare. Come negli scatti, ad esempio, dell’Art Ensemble of Chicago, formazione simbolo del jazz impegnato contro le discriminazioni legate al colore della pelle, o nelle foto fatte al concerto della band esponente del progressive rock inglese, Yes e nel ritratto della giovanissima Laurie Anderson che al Festival internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo di Romagna nel 1981, accorda il suo violino. Loro sanno che la camera di Lelli e Masotti c’è, ma sanno anche è una presenza leggera, come se fosse capace di diluirsi nell’ambiente sino a scomparire.