L’Emilia? Perfetta Ma il cuore resta in riva all’Arno

Francesco

Ghidetti

Sembra facile. Ma non lo è. Parlo del concetto di “patria urbana“. Io sono fiorentino. Parlo fiorentino. Penso fiorentino. Tifo Fiorentina.

E però, ormai sono 10 anni, vivo a Bologna. Che un po’ mi è entrata nel cuore. Perché a Bologna ho trovato il mio amore. Perché sono gentili. Perché se ti avvicini alle strisce, le auto si fermano. Perché politicamente la pensano (quasi tutti) come me. Perché se chiedi alla tua edicola un giornale di uno sperduto Paese del mondo te lo trovano. Perché se un bus dice di passare alle 16.13 passa alle 16.13. Perché non sei straniero. Poi, certo, la nostalgia è canaglia. E allora quando siedi sulla panchina di piazza Cavour ti viene in mente il viale dei Mille, la tua casa, la tua finestra da cui vedevi la torre di Mino e poi ripensavi a quando i nonni ti portavano al Piazzale e vedevi maestosi orizzonti di gloria. Vedevi l’Arno d’argento e pensavi che, ma sì, quella era Storia. Oppure ammiravi il Corridoio Vasariano e sentivi i passi ritmati dei partigiani pronti a cacciare il perfido nazista sorprendendolo alle spalle.

E, immediato, ti viene in mente Porta Lame, laddove il livornese Ilio Barontini diede il via alla liberazione di Bologna. Le immagini si confondono,

le emozioni si moltiplicano.

Altro che classifiche. Qui si parla di frammenti di memoria.

Quella memoria che ti sovviene pensando a Vasco Pratolini, a Metello, alle Cronache di poveri amanti o a Aldo Palazzeschi e alle sue sorelle Materassi. No, esule a Bologna non ti senti perché basta poco. Un trenino a San Ruffillo e in un’oretta sei a Campo di Marte. Felice di andare, felice di tornare. Magari con in mano i giornali che fai il giorno prima. Benedicendo il giorno in cui sei stato assunto. Però, una cosa la sai. Nessuno potrà mai toglierti

la gioia malinconica del ricordo.

Il ricordo dei tuoi anni, quando il figlio usciva da scuola e voleva la schiacciata e quando il figlio veniva a trovarti e pretendeva le tagliatelle col ragù. Perché, se la Patria è urbana, la Patria adottiva lo è altrettanto. Perché hai due sindaci bravi e competenti.

I quali, voglio vedere se osano smentirlo, faranno in modo

che di notte tornino i treni tra Bologna e Firenze. Mi venisse voglia di andare a bere un bicchiere di rosso dalla sorella, dalla mamma, dal babbo, dal figliolo, dal nipote e dal cognato e poi tornare in piena notte e abbracciare forte forte quella bella bolognese che ti sopporta e ti ama tutti i giorni. Patria urbana, quanto sei bella seppur lontana.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro