L’ennesima follia firmata Cua Colpito il capo della Digos Poi ancora un’occupazione

Un centinaio alla manifestazione organizzata per le vie del centro senza un reale obiettivo. Il poliziotto è stato caricato durante i contatti con il corteo in via San Vitale e in via Belle Arti

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di Nicoletta Tempera

Questa volta il Cua ha esagerato. Con la solita arroganza di chi vuole tutto, pretende tutto, dando in cambio solo violenza, ha puntato e colpito, nel corso della manifestazione ‘It’s time to fight’ il dirigente della Digos Antonio Marotta. Per due volte, caricandolo durante i contatti con la polizia avvenuti prima in via San Vitale e poi in via Belle Arti. Un gesto mirato, con consapevolezza, verso il capo di un ufficio di polizia così importante e strategico, in particolare in una città come Bologna, troppo ferita, in passato, dalla violenza interna.

Il corteo del Collettivo universitario autonomo, partito da piazza Verdi intorno alle 18, ha visto la partecipazione di un centinaio di antagonisti. Il nutrito servizio d’ordine, schierato dalla Questura, aveva l’obiettivo di concentrare la manifestazione entro in confini della zona universitaria, perché non si verificassero i disordini come quelli del 10 novembre, quando i manifestanti, arrivati in via Indipendenza, avevano vandalizzato il ‘Sapori e dintorni’ Conad, annegandolo nella vernice rosa, e avevano appeso a testa in giù dalle Torri un fantoccio raffigurante la premier Giorgia Meloni. Il motivo della protesta non è del tutto chiaro neppure a chi l’ha organizzata: nei volantini, infatti, si legge il solito slogan ‘Vogliamo una vita bella’. E poi i vari argomenti di conflitto: "Giù le armi, su i salari - Nessuno tocchi il reddito - Meloni not welcome - Abbattiamo il patriarcato - Case per tutte - Climate justice now". Un po’ di tutto, insomma, purché si possa creare disordine. Un disordine che però non hanno potuto indirizzare dove più sarebbe piaciuto loro.

E così quando, correndo qua e là per la zona universitaria come schegge impazzite, cercando di trovarsi un varco che non fosse chiuso dai cordoni del Reparto mobile, gli antagonisti hanno capito di non riuscire ad arrivare in centro sono iniziate le violenze.

In via San Vitale, al grido di "Bologna è nostra, andiamo dove vogliamo", con il carrello della spesa su cui trasportavano le casse si sono lanciati contro il dirigente della Digos, colpendolo. E lo hanno preso di mira di nuovo quando, da via Belle Arti, hanno svoltato verso via Mascarella: questa volta, durante un tentativo di sfondare il cordone di forze dell’ordine, con calci, manate e spintoni. In entrambe le circostanze sono stati respinti senza l’uso di manganelli, né Reparto mobile. Malgrado ciò, un attivista ha detto di essere stato colpito a una spalla. Questo fino alle 20 quando, dopo due ore passate a girare in tondo, quelli del Cua sono entrati al 36 di via Zamboni, occupando pure il cortile di Lettere.

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