Leonardo Riberti giù dalla finestra del Maggiore a Bologna: "Morte non volontaria"

Tragedia al Maggiore, ieri l’autopsia. La famiglia: "Cercò di aggrapparsi: fate chiarezza". Il legale: "Non fu suicidio"

Leonardo Riberti

Leonardo Riberti

Bologna, 7 luglio 2022 - Due fasi. La prima: una caduta "controllata", finita su una sorta di parapetto, che non avrebbe provocato conseguenze gravi sul corpo di Leonardo, probabilmente in quel momento "con le mani appese al davanzale della finestra". La seconda, terminata al suolo: una caduta "non volontaria", per la quale il corpo sembrerebbe confermare lesioni da ’avvitamento’, per l’estremo tentativo di aggrapparsi a qualcosa, purtroppo senza esito. Questo – secondo la famiglia del ragazzo – quanto emergerebbe dai primi accertamenti autoptici effettuati ieri dal consulente della Procura, il medico legale Margherita Neri, sul corpo del ventunenne ferrarese morto nella notte tra lunedì 20 e martedì 21 giugno volando da una finestra dell’ospedale Maggiore dove era ricoverato. "La seconda parte della caduta – spiega l’avvocato della famiglia Riberti, Fabio Anselmo –, come confermato dal nostro consulente, Mariano Cingolani, ipotizzerebbe che la morte di Leonardo non è da considerarsi volontaria". Non si tratterebbe, dunque, ribadisce il legale, "di suicidio, confermando la nostra tesi".

Il fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizza l’omicidio colposo e l’abbandono di persone incapaci in quanto il ventunenne, figlio di un avvocato di Ferrara, era paziente psichico. "Mio figlio – ricorda papà Davide – la sera di lunedì era stato trasferito da Cona al Maggiore (dove è stata aperta un’indagine interna, ndr ) per essere sottoposto a un intervento chirurgico. Il pomeriggio aveva ingoiato una pedina e solo a Bologna sarebbero riusciti a risolvere".

Operazione che andò perfettamente, poi le tante domande ancora senza risposta: alle 2 di notte Leonardo scappò dalla sua stanza ma venne ripreso praticamente all’uscita del Maggiore. Due ore dopo una nuova fuga prima del volo, tragico, da una finestra del secondo piano. "Perché mio figlio non venne protetto? – si domanda Davide –. Subito per polizia e ospedale la morte è stata catalogata come suicidio ma troppe cose non tornano e per questo abbiamo sporto denuncia".

Tra i quesiti posti dal pm Luca Venturi al proprio consulente c’è quello di fornire "indicazioni sulla parte del corpo che risulta avere impattato per prima con il suolo". Un elemento che potrebbe risultare determinante. Intanto nei prossimi giorni i Nas sentiranno il padre di Leonardo.

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