
La foto postata su Facebook dal sindaco Matteo Lepore mentre inserisce la scheda nell’urna; a destra, Elly Schlein
Matteo Lepore ammette la sconfitta nel referendum. Ma soprattutto sembra ‘bacchettare’ i vertici di un Partito democratico che "non allarga", mentre aggiunge che per il centrodestra "non è affatto una vittoria". "È arrivato il momento a livello nazionale di trasformare la ritrovata capacità di mobilitazione del centrosinistra tra piazze e urne in qualcosa di più grande – chiosa Lepore –: una costituente dell’alternativa alle destre, ma anche alla sfiducia. Una costituente della speranza".
Per il sindaco, il Pd si è dimostrato "capace di mobilitare l’elettorato, ma non è riuscito a fare leva per un allargamento del consenso": "C’è un’autostrada davanti che il centrosinistra deve percorrere, il Pd in particolare".
"Possiamo dire che Bologna ha votato – insiste il sindaco –, che la partecipazione anche questa volta è stata più alta che altrove, di 17 punti sopra la media nazionale. Ci sono stati tanti giovani che hanno partecipato, questo è un aspetto positivo. Ma non basta dire che qui abbiamo tenuto. Non siamo un’isola e dobbiamo anche noi considerare le inquietudini che questo voto palesemente ha dimostrato".
Lepore parla più volte di sconfitta e ammette che "i promotori hanno perso questo referendum". Ma guarda anche al lato positivo, perché come ha rilevato anche la segretaria nazionale Elly Schlein i 14 milioni di elettori che sono andati al voto nel weekend sono "un patrimonio importantissimo in vista delle Politiche del 2027". Per Lepore "è evidente che il Governo ha deciso di puntare sull’astensionismo e di non misurarsi". Una mossa di Meloni "da pugile", che "si difende sapendo di non poter mettere a ko l’avversario". Infine, "se la campagna referendaria avesse avuto il quesito sull’autonomia differenziata, il sud, a differenza di quanto è successo, probabilmente avrebbe avuto un buon motivo per andare a votare".
Amarezza anche per Luigi Tosiani, segretario regionale dem lanciato verso un mandato bis in vista del Congresso, che non guarda però solo i lati negativi: "La sfida del quorum era difficilissima, lo si sapeva, ma è stato giusto giocare la partita".
"Non neghiamo il cuore della questione, che da tempo ormai è la disaffezione verso la politica, ed è proprio la sfiducia ad essere la prima questione democratica – prosegue Tosiani –. Qualcuno ha avuto l’ardire di descrivere questo referendum come uno spreco di tempo e soldi. Io penso che questi milioni di italiani e di italiane meritino invece rispetto. Trovo preoccupante che chi governa, invece di interrogarsi sulle cause, spinga al disimpegno svilendo istituzioni e partecipazione dei cittadini". Secondo il capogruppo Pd in Regione, Paolo Calvano, il mancato obiettivo del quorum "non cancella il valore dei temi al centro del referendum": "I 14 milioni di cittadini che si sono recati alle urne meritano rispetto. Ignorare il loro messaggio sarebbe un errore grave da parte del Governo e della politica".
Marco Principini