Lepore: "Salvini mise a rischio le indagini"

Il sindaco torna sull’episodio della ‘citofonata’ del gennaio 2020. Tonelli, deputato della Lega: "Dichiarazioni deplorevoli e scomposte"

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di Luca Orsi

"Il tempo è galantuomo". Dopo la maxi operazione antidroga di giovedì al Pilastro, Matteo Salvini – con un post a caldo su Facebook – aveva rivendicato l’ormai famosa citofonata durante la campagna elettorale delle regionali 2020 ("Scusi, lei spaccia?") a una famiglia ora oggetto di una serie di provvedimenti cautelari. E la Lega aveva subito fatto quadrato, puntando l’indice contro il Pd e chi "per anni ha fatto finta di non vedere".

Il sindaco, Matteo Lepore, non incassa in silenzio. E torna sull’episodio di due anni fa. "Una cosa assai grave e stupida", posta su Facebook. Motivata al solo scopo "di cercare il solo profitto personale, per altro malamente, come sappiamo dai risultati elettorali".

Lepore ipotizza che il leader della Lega, già ministro dell’Interno, potesse avere informazioni sulle indagini in corso. "Non ho sufficienti elementi per dire se Salvini allora commise un reato – afferma il sindaco –, ma certo ha messo a rischio e forse ritardato il lavoro di chi da tempo probabilmente stava conducendo indagini di estremo rilievo".

A volte, "chi ricopre incarichi importanti nelle Istituzioni viene a conoscenza di indagini da parte delle forze di Polizia nel corso del proprio lavoro", spiega Lepore. Immaginando che "sarà capitato sicuramente più volte anche a Salvini quando era al Viminale. In questi casi è fondamentale mantenere la riservatezza, perché l’esposizione mediatica può causare ritardi nelle indagini o compromettere l’operato degli inquirenti".

Gianni Tonelli, deputato della Lega – già segretario del sindacato di polizia Sap – bolla le dichiarazioni di Lepore come "parole scomposte, deplorevoli e sciocche". E aggiunge: "Non è certo così che la politica si guadagna il rispetto dei cittadini".

Non solo. "Da poliziotto – commenta Tonelli – chiedo al sindaco come fa ad avere accesso a certe informazioni, sempre che sia vero?". Al Pilastro, "la realtà che tante persone perbene conoscono, è che ci sono intere famiglie e pusher che campano sullo spaccio".

Nel botta e risposta con il Carroccio si inserisce anche il deputato pd Andrea De Maria: "La polemica della Lega è Infondata e sbagliata". Il dem dà ragione al sindaco: "La famigerata citofonata di Salvini non aiutò certo le indagini e la loro necessaria riservatezza".

La Squadra mobile, infatti, stava svolgendo proprio in quel periodo gli accertamenti che hanno portato al blitz di giovedì. "La sicurezza – conclude De Maria – non deve essere motivo di propaganda politica, ma occasione di una comune assunzione di responsabilità e di unità di tutte le forze politiche".

Il Carroccio aveva chiesto al Pd le scuse, nei confronti di Salvini e dei cittadini. Dopo le parole di Lepore, dai banchi del consiglio comunale i leghisti Francesca Scarano, Giulio Venturi e Matteo Di Benedetto ribattono: "I dem non sanno fare altro che accusare, invece di chiedere scusa. Incolpano nuovamente Salvini che, secondo il sindaco, avrebbe messo a rischio le indagini".

La sinistra, accusano i consiglieri del Carroccio, "non impara mai dai suoi sbagli: oggi come allora continua a dare vita a sterili polemiche. Farebbe bene, invece, a fare un esame di coscienza e a chiedere scusa ai cittadini del Pilastro e alla Lega".

Dopo avere "strumentalizzato e banalizzato" la vicenda della citofonata di Salvini al Pilastro, "ora la sinistra, di fronte alle evidenze, è costretta ad ammettere che la denuncia dei residenti si basava su fatti concreti e che in quell’edificio vivevano degli spacciatori".

La Scarano e Stefano Cavedagna (FdI) chiedono che Acer verifichi l’eventuale coinvolgimento di assegnatari di alloggi popolari nelle indagini, "perché non si può più fare finta di niente". La legge regionale 2401 prevede la decadenza dall’assegnazione per chi "abbia adibito l’alloggio a scopi illeciti o immorali". "Il nostro Ufficio disciplina ha già mandato richiesta formale di informazioni alla Procura", afferma Marco Bertuzzi, presidente di Acer. "In caso di riscontri positivi, agiremo con rigore, secondo la legge".

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