L’insegnamento della partigiana Diana Sabbi

Biancastella

Antonino

Nel 2005 la Provincia di Bologna decise di istituire un premio per la migliore tesi di laurea sulla storia delle donne in età contemporanea e volle intitolarlo a Diana Sabbi. Perché e chi era questa donna per meritare di essere considerata quasi un modello?

Per capirlo basta percorrere le tappe della sua vita e ricordare il suo commento quando le donne ottennero, nel 1946, il diritto al voto: "Nessuno ci ha regalato niente, è una conquista nostra!", a rivendicare il contributo delle donne alla Liberazione e l’inizio della loro emancipazione.

Diana nasce a Pianoro nel 1922; di famiglia modesta e antifascista, finisce la scuola elementare e va a lavorare in una sartoria, che lascia presto per mettersi in proprio. Dopo l’armistizio entra nella Resistenza, prima con compiti di volantinaggio, poi, quando si unisce come gappista alla 62a Brigata Camicie rosse Garibaldi, con incarichi più impegnativi: consegnare messaggi ad altre brigate, localizzare rifugi sicuri e percorsi alternativi per le truppe partigiane e infine, col grado di capitano e una rivoltella da usare in caso di necessità, trasportare armi e munizioni, insieme a materiale sanitario. Per il suo contributo fondamentale nel fornire informazioni sui movimenti dei nemici, la sua partecipazione a scontri armati e la sua opera nell’infermeria della Brigata, alla fine della guerra viene insignita della medaglia d’argento al valor militare.

Nel dopoguerra il suo impegno continua: dopo una prima esperienza come consigliera nel Comune di Pianoro, nel 1956 è eletta nel consiglio provinciale, ma il suo lavoro sarà nell’ Udi e nella Cgil, dove sarà sempre in prima linea per migliorare le condizioni di lavoro soprattutto delle donne. Alla fine degli anni ’80 si dedicherà poi all’Anpi.

Muore nel 2005, mai appagata di trasmettere ai giovani i valori per cui aveva vissuto. Quando le chiedevano che cosa era rimasto della sua esperienza nella Resistenza, rispondeva: "La Resistenza, dentro di me non è mai finita, perché quegli ideali, quei valori, libertà-giustizia sociale-democrazia, sono connaturati in me e io li sento ancora profondamente".

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