NICOLETTA BARBERINI MENGOLI
Cronaca

Lippo di Dalmasio e quella fucina delle arti

Apre al Museo Medievale la mostra dedicata al celebre pittore che, sul finire del Trecento, seppe unire Bologna e la Toscana

Lippo di Dalmasio e quella fucina delle arti

Scoprire dopo molti secoli due opere ancora inedite di un artista, significa che la ricerca va avanti e che le competenze si ampliano. Parliamo di due capolavori del pittore bolognese Lippo di Dalmasio degli Scannabecchi (dopo il 1350 ? – 1410) che si potranno ammirare nella mostra ’Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento’ che si inaugura oggi alle 17.30 nel Lapidario del Museo Civico Medievale. "Con questa prima esposizione di 32 opere dedicata al nostro artista e curata, come il catalogo, da Massimo Medica e Fabio Massaccesi – spiega Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici – si può spaziare su tutta la sua produzione, rivalutandone la figura e mettendo in risalto gli incarichi pubblici che ebbe a Bologna dopo il ritorno dalla Toscana".

L’esposizione, particolarmente importante per il numero e la qualità delle opere, è anche l’ultima mostra che Massimo Medica curerà come direttore dei Musei Civici di Arte Antica, visto che il prossimo marzo andrà in pensione. Dunque, motivo di più per essere orgoglioso del via libera dato dal Comitato scientifico del Museo a questa iniziativa espositiva, che si configura idealmente come capitolo conclusivo di un ciclo di mostre già realizzate, dedicato ai principali protagonisti della pittura gotica bolognese: Vitale da Bologna, Simone dei Crocefissi, Jacopo di Paolo e Giovanni da Modena, che con le loro prolifiche botteghe dominarono la scena cittadina tra ‘300 e ‘400.

"Le opere – sottolinea Medica – che abbiamo trovato e gli studi relativi realizzati, anche grazie al contributo di giovani del Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater, che promuove la mostra assieme alla Pinacoteca, hanno evidenziato come Dalmasio fosse un artista documentatissimo, tanto è vero che ricoprì il ruolo di raccordo artistico tra l’arte toscana e quella felsinea. Infatti, quando intorno al 1390 tornò da Pistoia a Bologna, visse poi un lungo periodo di splendore, circa vent’anni, collegato all’alto livello artistico che la nostra città aveva raggiunto, grazie soprattutto al nuovo cantiere per la costruzione di San Petronio".

"Di Dalmasio toscaneggiante – spiega Fabio Massaccesi co-curatore della mostra – non abbiamo opere, ma questa esperienza artistica si ritrova nella sua pittura, con l’uso dei fondi oro o la disposizione delle figure nel contesto pittorico. Lippo non è più solo il pittore delle Madonne, come l’inedita ’Madonna dell’umiltà’ esposta in mostra o la Croce dipinta (pure inedita) che presenta un Cristo sanguinante con elementi pittorici tipicamente bolognesi, ma è soprattutto un pittore cambiato nel tempo".

Dalla mostra, divisa in tre sezioni, si evince in modo concreto come i dipinti, i manoscritti, gli affreschi esposti siano sempre in linea con gli artisti presenti in città. Vedi il pittore Antonio Vite anch’egli autore di una Madonna dell’umiltà o i miniatori come Nicolò Nascimbeni e Don Simone Camaldolese. La mostra chiude il 17 marzo.