CHIARA CARAVELLI
Cronaca

L’ira degli agricoltori: "Raccolti e magazzini di nuovo sott’acqua. Così chiudiamo tutti"

Sos dall’azienda Franzoni a Vedrana di Budrio, nel Bolognese "In un anno e mezzo abbiamo speso 100mila euro per ripartire". Cia e Confagricoltura: ditte da risarcire, serve piano straordinario.

"È la seconda volta nel giro di un anno e mezzo". Basterebbe questo a spiegare la situazione in cui si trova Marco Gardini, cinquantasettenne agricoltore che da venticinque anni insieme alla moglie, che ne è la proprietaria, gestisce l’azienda agricola Franzoni Alessandra a Vedrana di Budrio, nel Bolognese. "Abbiamo chiuso tutto – spiega – e arginato quello che potevamo, noi lavoriamo con i foraggi e quando arriva l’acqua è tutto da buttare. In questo anno e mezzo abbiamo speso più di 100mila euro per cercare di ripartire, anche se una terra alluvionata ci mette dai cinque ai dieci anni prima di tornare come prima. Se ora l’acqua continua a salire e arriva ancora una volta, come nel 2023, nel centro aziendale, devo chiudere. Ci stavamo un po’ raddrizzando, piano e con tanta fatica, ma così è dura". Alle migliaia di euro già spese per perizie, messa in sicurezza dei capannoni e ripristino dei macchinari, si aggiungono anche i soldi persi per i mancati raccolti, intorno ai 120mila euro. "Le nostre risorse – sottolinea l’agricoltore – sono finite. I terreni già adesso sono sott’acqua, ma se la situazione peggiora anche nel capannone dove ci sono i foraggi stivati, posso chiudere. Se devo continuare a fare tanti sacrifici e poi gli altri me li portano via così, allora basta. Sono stanco, non ce la faccio più a sopportare tutto questo".

Ed è proprio sulla condizione disastrosa nella quale sono ripiombati come in un incubo gli agricoltori che è intervenuto Stefano Francia, presidente di Cia Emilia-Romagna. "Stessi luoghi – le sue parole –, stesse aziende, medesimi danni: questo ha provocato, e sta provocando, l’intensità delle piogge. L’agricoltura è ancora sott’acqua e quel che più colpisce è che sono le stese aree coinvolte dall’alluvione del 2023, proprio dove erano state ripristinate le numerose criticità nei campi. Ora occorre ricominciare da capo. Anche questa è un’annata da dimenticare, le imprese agricole chiedono di poter lavorare e i loro terreni non devono essere trattati come ‘casse di espansione’, e non lo sono, ma vanno risarciti adeguatamente". Durissimo l’attacco del numero uno di Confagricoltura regionale, Marcello Bonvicini, secondo cui "dobbiamo smetterla di dire che sono eventi del tutto eccezionali". I fenomeni alluvionali "vanno gestiti mettendo in atto un piano strutturale a salvaguardia del territorio che sia di ampio respiro, capace di fronteggiare in tempi rapidi situazioni disastrose per la collettività e le imprese, grazie a procedure snelle, velocità nella raccolta dei dati e nella compilazione delle perizie, con l’obiettivo di ottenere subito le risorse necessarie alla messa in sicurezza delle zone edificate, dei bacini idrografici e al rilancio di attività produttive".

Gli fa eco il presidente della Confagricoltura bolognese, Davide Venturi, che ritiene "sconcertante dovere assistere nuovamente alla stessa catastrofe ambientale ad appena 15 mesi di distanza dall’alluvione del 2023". Quello che sta accadendo "è sotto gli occhi di tutti e gli agricoltori sono i primi a pagare le conseguenze", perciò "ci saremmo aspettati almeno un’attenzione maggiore e una gestione più accurata degli interventi emergenziali, insieme a un piano straordinario di messa in sicurezza e di manutenzione del territorio".