Bologna, lite per l’auto rimossa. A processo i dipendenti di Grossi

Tre addetti della ditta di rimozioni rispondono di lesioni, violenza privata e minacce

Un mezzo della ditta Grossi in azione al Sant'Orsola

Un mezzo della ditta Grossi in azione al Sant'Orsola

Bologna, 25 luglio 2017 - Lesioni personali, violenza privata e minaccia: sono i reati di cui dovranno rispondere in tribunale tre dipendenti della ditta di rimozioni Grossi. Il gip Gianluca Petragnani Gelosi, ieri, rigettando la richiesta di archiviazione del pm Giampiero Nascimbeni, ha disposto l’imputazione coatta per Mihai Flobrin Ionita, di 39 anni, Ioan Gabriel Maxinciuc, di 37, entrambi romeni; e Marco Angelo Tonelli, di 54 anni.

I fatti di cui sono accusati i tre risalgono a due anni fa esatti, quando un ricercatore di 40 anni, dopo aver parcheggiato in divieto la sua auto in piazza Cavour, era andato nel deposito di via Jacopo di Paolo per ritirarla, accompagnato dalla fidanzata e da un amico. "Il nodo della discordia – spiega il legale del professionista, Tommaso Guerini – non era legato alla legittimità della rimozione, che il mio assistito non ha mai contestato, presentandosi anche già pronto subito a pagare il dovuto, ma alle condotte aggressive tenute poi dai dipendenti della ditta".

Stando a quanto denunciato dal ricercatore, infatti, tutto sarebbe nato dal verbale di restituzione del veicolo che gli era stato chiesto di firmare, verbale dove dichiarava che l’auto non aveva subito danni durante la rimozione. Sul foglio, però, erano già barrate diverse caselle che indicavano danni alla carrozzeria. Il professionista, sicuro che la macchina prima della rimozione non avesse un graffio, aveva allora chiesto di andare a controllarla meglio, visto che, quando era andato a prendere i documenti, al buio, non l’aveva vista bene.

Una richiesta più volte reiterata e altrettante negata, con modi sempre più aggressivi, dai tre, tanto che il quarantenne aveva anche chiamato, una prima volta, il 112. Anche perché, nelle fasi più concitate della discussione, la fidanzata e l’amico del ricercatore sarebbero stati presi per un braccio e spintonati fuori dai cancelli della ditta, lui minacciato di morte («Ti rompo la faccia e ti tiro giù i denti»), lei apostrofata come poco di buono, ma non in questi termini. Una volta fuori, la ragazza, visto che il fidanzato era rimasto dentro, aveva di nuovo chiamato i carabinieri che, a questo punto, erano subito arrivati, riportando la calma e identificando i tre dipendenti. Che ora dovranno ripercorrere i fatti di quella notte davanti al giudice.

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