ll Lavino e gli altri torrenti. Casse di espansione, cinque progetti in sospeso da 20 anni

Bloccati da burocrazia, lunghe procedure ed espropri non realizzati. Il sindaco di Zola Predosa ammette: "Si poteva fare di più e prima". .

ll Lavino e gli altri torrenti. Casse di espansione, cinque progetti in sospeso da 20 anni

Bloccati da burocrazia, lunghe procedure ed espropri non realizzati. Il sindaco di Zola Predosa ammette: "Si poteva fare di più e prima". .

Cinque progetti di vasche o casse di espansione, ma dopo quasi vent’anni nessuna di esse ha ancora visto la luce. Zola Predosa e Crespellano hinterland di Bologna, comuni cresciuti a dismisura a partire dagli anni Settanta. Colpiti duramente anche dagli ultimi nubifragi, ora fanno i conti con anni di promesse mancate. A Crespellano le esondazioni portano il marchio del Rio delle Meraviglie e del torrente Martignone responsabili di allagamenti seriali dei centri abitati e dei distretti produttivi.

"Ero ancora presidente della municipalità quando con il sindaco si parlava dell’opportunità di fare una vasca di laminazione", dice Cesare Barone, mentre gli imprenditori plurialluvionati del distretto Cà d’Oro sono ancora in attesa di un’analoga opera annunciata e mai realizzata lungo il Martignone. A Zola lo spartiacque in tema di dissesto fu la disastrosa alluvione del 2002 che colpì la frazione di Riale e la vicina zona produttiva (ma qualcosa di simile era già accaduto vent’anni prima). Per un soffio non ci scappò il morto e furono centinaia le famiglie e le imprese danneggiate da quella che con un neologismo venne propriamente definita una ‘bomba d’acqua’.

Pochi anni dopo il bis nella vicina frazione di Ponte Ronca. La corsa ai ripari ha portato alla realizzazione di uno scolmatore e alla progettazione di ben tre casse di espansione con il coinvolgimento di Regione, Provincia e Consorzi di bonifica. Per ragioni diverse però a distanza di oltre vent’anni nessuna di esse è ancora stata completata. Delibere, progetti, preventivi, perizie e pratiche si sono accumulate sulle scrivanie, ma i lavori, in un caso già vicini alla conclusione, non sono mai stati completati.

Risultato: dopo le copiose piogge della sera e della notte tra sabato e domenica scorsa il Lavino è esondato in diverse zone fino a Sala Bolognese e rotto gli argini a Rigosa con il conseguente disastroso allagamento di Lavino di Mezzo. Idem la Ghironda: esondata l’altra notte a Ponte Ronca (per la quinta volta dal 2004) e rotto gli argini ad Anzola. Allagamenti e danni a residenti e attività produttive ancora una volta anche nella zona industriale di via Piemonte, Balzani, Rigosa e Calari dove lo scavo della vasca già iniziato da un anno è bloccato per il ritrovamento di reperti archeologici.

Il sindaco Davide Dall’Omo ammette che "sicuramente si poteva fare di più e di meglio" prima però di rivendicare un impegno costante in un lavoro che si scontra con procedure abnormi. "Sul Lavino erano già stati assegnati i lavori per una ulteriore pulizia dell’alveo che doveva iniziare a giorni e dopo una sollecitazione costante la Regione si era impegnata a realizzare le opere finali di arginatura, presa e rilascio delle acque da indirizzare nelle due vasche di laminazione in caso di piene entro il 2026 – sottolinea il primo cittadino –. A Ponte Ronca, per mancanza di un accordo con i dodici proprietari delle aree contigue alla Ghironda si è arrivati ad una procedura di esproprio imminente da parte della Regione: "Poi si procederà all’allargamento dell’alveo e allo scavo della vasca". Le ruspe un anno fa erano già al lavoro in via Calari-Balzani ma poi il cantiere è stato bloccato dalla Soprintendenza: "Che fa il suo lavoro, non ce l’ho con loro – sottolinea –. Però i temi della sicurezza del territorio dovrebbero accelerare procedure al momento lentissime e in capo a tanti enti".

Gabriele Mignardi