di Nicoletta Tempera
La strategia della lumaca. Ossia, portare la propria casa con sé, ovunque si vada. La hanno messa in pratica le ultime quattro famiglie di occupanti del palazzo di proprietà di Asp di via Raimondi. Hanno lasciato, nottetempo o quasi, quell’immobile che avevano preso ad aprile scorso, per permettere l’avvio dei lavori di ristrutturazione finanziati dal Pnrr. Qui, tre mesi fa, era nata anche una bimba, Luna. Ieri mattina c’era anche lei quando genitori e coinquilini hanno spostato le loro vite in via di Corticella, in un palazzo che era stato casa cantoniera, adesso di proprietà dell’Ausl, in disuso da tre anni. La nuova occupazione, monitorata dalla Digos, prosegue nella scia della precedente, sotto l’egida del collettivo Plat (erede di Social Log).
E, già nelle intenzioni degli occupanti, è a tempo: "Siamo pronti a riconsegnare le chiavi alla proprietà qualora il Comune trovi situazioni abitative dignitose e accettabili per queste famiglie", spiega l’attivista Luca Simoni. Quattro le famiglie, dieci i bimbi, che prenderanno casa nel palazzo che fino al 2020 era stato dato dall’Ausl in gestione al Comune e che aveva ospitato alloggi di transizione per donne con problemi psichiatrici. Un’esperienza terminata tre anni fa, con l’immobile che, malgrado le ottime condizioni interne, era finito in balìa di disperati che ne avevano fatto il proprio rifugio. Sulle suppellettili seminuove, l’eredità di questo passaggio, terminato nel 2021 quando l’immobile era stato sgomberato e murato, sono cumuli di immondizia, siringhe e stagnole per fumare il crack. "Inizieremo subito a pulire tutto – hanno spiegato gli attivisti – per recuperare questo stabile. E lo restituiremo migliorato alla proprietà, quando saranno trovati alloggi per queste famiglie".
Erano dodici i nuclei che, ad aprile, erano entrati nello stabile di via Raimondi: in questi mesi, otto famiglie sono state aiutate a trovare una soluzione abitativa. Per le quattro rimaste, "le proposte erano inaccettabili, per motivi lavorativi e per la gestione dei bambini", dice Simoni. A Georgiana, 36 anni, romena, operatrice sociosanitaria in una Rsa, tre figli piccoli, con turni di lavoro anche notturni, era stato proposto un posto in albergo a San Lazzaro. "Una soluzione inconciliabile con il suo lavoro", dice Simoni. A un’altra famiglia, senza auto, era invece stata annunciata la disponibilità di un alloggio a Castel San Pietro. "Impossibile spostarsi per venire a lavorare", spiega l’attivista. "Si tratta di persone con contratti regolari, che a causa della situazione estrema che si sta vivendo in questa città non riescono a entrare nel mercato libero degli alloggi. E per cui va trovata una soluzione", conclude il portavoce di Plat.