Longo, la storia della cancelleria in mostra

Al Museo del Patrimonio Industriale l’esposizione con le opere di Marco Angelini per raccontare l’azienda attraverso foto e documenti

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di Manuela Valentini

Un omaggio accorato di un giovane uomo e un’occasione per il pubblico per scoprire una personalità che, forse a insaputa di tanti, a Bologna e in Italia ha lasciato un segno. Giorgio Longo (1909 – 1973) è stato l’ultimo presidente dell’omonima azienda di famiglia, attiva a Bologna dagli anni ’20 agli anni ’70 nel settore della cancelleria, conosciuta anche per la produzione del ‘Plasticrom’, il competitor del pongo che, ancora oggi, viene prodotto dalla Fila. In particolare, la prima sede aziendale fu aperta nel ‘26 in via dé Gandolfi 12, poi intorno al ‘63 fu trasferita in via Madonna dei Prati 5 a Zola Predosa. Lì l’enorme stabilimento di 30mila metri quadrati era suddiviso tra l’azienda di cancelleria, per l’appunto, e la Redi S.p.A, fondata sempre da Giorgio Longo per produrre raccordi in plastica destinati all’edilizia. La fama dell’azienda si è poi diffusa anche all’estero, in quanto, con il tempo, è diventata anche concessionaria e distributrice in esclusiva nazionale dei marchi Armor, Pilot e Waterman. Cessata l’attività nel ‘73, oggi suo nipote Ascanio Balbo di Vinadio ha ideato una mostra intitolata A ciascuno il suo giorno con opere dell’artista romano Marco Angelini e a cura di Raffaella Salato, ora aperta al pubblico al Museo del Patrimonio Industriale (via della Beverara, 123), come gesto di riconoscenza nei confronti del nonno.

L’esposizione – che comprende anche un testo a firma di Lorenzo Sassoli de’ Bianchi – non solo presenta quattordici quadri realizzati da Angelini assemblando vari materiali originali prodotti dalla Longo S.p.A (tra cui la storica gomma da cancellare ‘Vicky’, che prende il nome dalla moglie dell’imprenditore Vittoria), ma intende ripercorrere anche la storia dell’azienda tramite foto e documenti d’epoca. Un’iniziativa perfettamente in linea con la figura di Longo che, in vita, è stato anche un grande collezionista e appassionato delle arti in genere. In quegli anni, infatti non era rarità incontrare nel suo salotto artisti e letterati, come per esempio Ercole Drei, autore, tra l’altro, di due busti in terracotta e bronzo dedicati all’amico Giorgio, anch’essi in mostra al museo. Da ricordare è anche il suo ruolo di presidente all’Istituto d’Arte di Bologna, la direzione di Selecart (una rivista per cartolibrai arricchita da una rubrica culturale) e un incarico di rilievo per il Giornale dell’Emilia, diventato poi Il Resto del Carlino.

"In esposizione – ha detto Balbo di Vinadio – vi sono tutti pezzi originali che sono riuscito a reperire dopo quasi un anno di ricerche, sia tramite internet, sia tramite l’aiuto di ex dipendenti. Con loro mi sono intrattenuto anche da Masetti o da Biagi, le trattorie bolognesi in cui mio nonno era solito invitare i suoi dipendenti – un giorno l’uno, un giorno l’altro – a mangiare insieme a lui durante le pause pranzo. A queste persone ritrovate devo tanti racconti, per esempio la spiegazione di come sia nata la Longo Sub (la branca aziendale) per andare incontro ai giovani che preferiscono il mare alla montagna".

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