Loperfido, pacifico rivoluzionario

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"Se un servizio è a misura di bambino, è a misura di tutta la città". Era questa, una frase amata da Eustachio Loperfido, per tutti Nino, neuropsichiatra infantile, mancato nel 2008. Impegnato, in qualità di assessore alla Sanità con il sindaco Renato Zangheri dal 1970 al 1980, nella costruzione del nuovo sistema socio-sanitario regionale e già presidente dell’Istituzione Gian Franco Minguzzi, tutta la sua vita è stata dedicata ai più deboli, ai bambini e agli anziani, al mondo delle donne con i loro bisogni specifici, al mondo della devianza e dell’handicap. Una testimonianza di impegno, la sua, che può parlare al mondo di oggi, così frenetico e visuale, grazie al documentario Essere un uomo. Questo solo mi interessa. La pacifica rivoluzione di Nino Loperfido, che uno dei figli, Giuliano Loperfido, assieme a uno dei più cari amici, realizzò nel 2008. La proiezione sarà domani alle 17 all’Archivio di Stato in via Vicolo Spirito Santo 2, nell’ambito della mostra Il Coraggio di cambiare. Il Welfare a Bologna negli anni Settanta, promossa dalla Rete Archivi del Presente al quadriportico del complesso "ex-Roncati", via Sant’Isaia 90, fino al 29 novembre 2022.

Giuliano Loperfido, il fare di suo padre, il welfare negli anni Settanta, oggi possono essere di grande ispirazione.

"Non credo che stiano ispirando granché la politica in generale, però, perché sotto molti aspetti si va in direzioni diametralmente opposte, ma proprio per questo credo che sia importante rinnovarne la memoria, di mio padre e di tutta quella unione di intenti e spiriti di quel contesto in cui lui si inserì negli anni Sessanta, Settanta, Ottanta, che andava verso l’inclusività, una sanità pubblica e per tutti con integrazione delle fasce meno fortunate della popolazione".

Come decise di fare questo film?

"Lo feci sull’onda emotiva della scomparsa di mio padre, anche perché, come dissi all’epoca, per me è sempre stato mio padre, un padre fantastico. Per quello che mi riguarda, avevo vissuto marginalmente tutta la sua carriera di uomo e professionista e quindi per me fu una grande scoperta".

Già nel 2008 lei sentiva che la politica fosse distante o andasse verso altre direzioni?

"Non posso azzardare troppi giudizi perché non è il mio campo, ma credo che sia già dall’inizio del Duemila che la società stia andando altrove rispetto ai concetti di inclusività, al tentativo di far avvicinare i primi e gli ultimi. Questo è il mio parere ed era anche quello di mio padre".

Suo padre è stato un politico molto singolare.

"Arrivò alla politica in maniera imprevista e imprevedibile e ci arrivò perché una posizione di potere gli avrebbe permesso di poter implementare tutte le teorie e le cose che aveva assorbito da professionisrta, potendo metterle in pratica. Non fu una ricerca di potere fino a se stessa, come spesso è oggi la politica".

Come ha lavorato con Lorenzo Massa? "All’epoca e anche ora, Lorenzo Massa, mio grande amico, era un esperto di audiovisivi e l’operazione nacque tramite Alessandro Alberani, che aveva una registrazione di un’intervista lunghissima fatta a mio padre pochi mesi prima della sua scomparsa, in cui ripercorreva la sua carriera. Ci chiese se ci fosse un interesse ad aggiustare la testimonianza e così decidemmo di ampliare l’idea, facendo proprio un documentario, recuperando anche immagini d’archivio. Sono potuto entrare davvero dentro al suo operato".

Benedetta Cucci

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