L’Orchestra Mozart torna per Beethoven

Domani al Manzoni sotto la direzione di Daniele Gatti. Gabriele Geminiani, violoncellista: "Uno dei concerti più difficili da eseguire"

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di Marco Beghelli

L’Orchestra Mozart dell’Accademia Filarmonica (che ha residenza artistica a Lugano) torna a riunirsi sotto la bacchetta di Daniele Gatti, suo direttore musicale dal 2019: domani alle 20,30 sarà al Manzoni con un programma tutto beethoveniano: la Ouverture dal balletto ’Le creature di Prometeo’, la ’Settima Sinfonia’ e il ’Triplo concerto’ per pianoforte, violino e violoncello con i solisti Andrea Lucchesini, Francesco Manara e Gabriele Geminiani, primo violoncello dell’orchestra stessa.

Maestro Geminiani, da quando suona nell’Orchestra Mozart?

"Ho cominciato nel 2010, potendo così partecipare agli ultimi concerti di Claudio Abbado".

Che ricordo ne conserva?

"Persona indimenticabile per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui: impossibile rimanerne indifferenti! Sembrava continuamente immerso nella musica: il suo concerto cominciava già nel percorso dal camerino al podio, che faceva canticchiando. Estremamente gentile con tutti, mi ha sempre messo a mio agio, al contrario di altri giganti della musica, che ti fanno sentire in soggezione. Con Claudio no".

La Mozart è un’orchestra in evoluzione o l’impronta stilistica originale permane?

"Di sicuro mantiene una sua dimensione specifica nella qualità del suono, nello spirito collaborativo fra i musicisti, nell’entusiasmo generale che ci accomuna: qualcosa di veramente unico! Ma è ovvio che nel tempo vi sia una evoluzione, soprattutto ora, dopo l’arrivo del Maestro Gatti, che apporta anche un ampliamento del repertorio".

Sin dal primissimo concerto del 2004, il Maestro Abbado amò utilizzare le prime parti della Mozart come solisti.

"Scegliendo le sue prime parti fra il meglio esistente al mondo, poteva contare su solisti di livello stratosferico, che valorizzava dunque volentieri".

Come ci si sente a fare il solista al cospetto della propria orchestra?

"È certamente una responsabilità in più, per lo scrupolo di non deludere i colleghi; ma è senz’altro piacevole quando si ha un ottimo rapporto con loro, e non senti rivalità, perché tutti lavoriamo insieme per lo stesso obiettivo. Ed è naturalmente quanto accade anche in questa occasione".

Si dice che nel ’Triplo concerto’ di Beethoven è il violoncello a fare la parte del leone, a scapito di violino e pianoforte.

"Per il violoncellista è davvero uno dei concerti più difficili da eseguire, ancor più dei vari concerti in cui il violoncello fronteggia l’orchestra da solo: qui sei sempre ‘scoperto’, e spinto spesso a suonare nel registro acuto, al punto che una piccola défaillance diviene subito evidente. Non nascondo che a me fa più paura di qualunque altro concerto...".

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