di Caudio Cumani
Ma lassù, ha paura? Andrea Loreni risponde con sincerità: "Fortunatamente sì. Ho consapevolezza del rischio e l’arroganza non mi appartiene. Faccio sempre attenzione al modo in cui lavoro". Loreni è il funambolo di cui tutti parlano perché a fine maggio ha camminato sul filo per oltre 200 metri e a 140 metri di altezza fra i grattacieli di Milano, dal Bosco Verticale alla Torre Unicredit. Ed è colui che oggi attraverserà una parte del cimitero monumentale su un cavo in questo caso sostenuto da due gru. L’evento, Camminare nel cielo, rientra nel Festival dei Portici attualmente in corso, avrà due repliche (20,30 e 22) e sarà accompagnato dalla musica dal vivo della violoncellista Flavia Massimo: nella seconda performance la corda sarà illuminata da led proprio per accrescere la sensazione di sospensione nel vuoto. Una performance site-specific, incorniciata dalla visione lontana di San Luca, che troverà in un luogo ‘sospeso’ come la Certosa una cornice suggestiva. Torinese, 48 anni, una moglie e una figlia di 9, laureato in filosofia teoretica, Loreni affianca all’attività di funambolo quella di formatore. "Mi chiamano molte aziende – racconta – per parlare ai dipendenti di cambiamento, gestione del rischio, paura".
Come è diventato funambolo? "Durante l’università mi sono avvicinato al teatro di strada e ho scoperto una mia affinità con il linguaggio del circo e in particolare della giocoleria e dell’equilibrio. Soprattutto mi ha affascinato l’idea di camminare sul cavo. Sono ormai 17 anni che lo faccio: il mio primo importante attraversamento è stato a Chivasso sul Po. In Italia ci sono soltanto io, in Europa siamo una decina. La Francia ha soprattutto una tradizione".
In Certosa percorrerà 50 metri a 12 dal suolo. Qual è l’altezza maggiore a cui è arrivato?
"A 140 metri in ambienti urbani, a 300 metri in contesti naturali. Mi interessa molto lavorare in un cimitero perché è un luogo di morte tenuto in genere lontano dalla società. E’ la prima volta che lo faccio e penso che abbia un valore fortemente simbolico ribadire la forza della vita davanti a un tabù così forte". Usa protezioni?
"Dipende, voglio essere libero di lavorare come voglio. A Milano scorrevano con me, appesi al cavo, una serie collaboratori. E’ stato un lavoro di gruppo complesso ma eclatante".
Il suo sito si intitola ‘Zen e funambolismo’. Quanto è importante la pratica buddista?
"Lo Zen mi aiuta ad essere presente nelle situazioni critiche e a cercare la calma. Tutto è cominciato molto tempo fa quando un amico alpinista mi ha parlato della meditazione Vipassana che ho praticato per dieci anni. Poi è venuto lo Zen che mi aiuta a vedere le cose per quello che sono: va bene se mi sento in piena armonia ma va bene anche se provo paura".
E quali pensieri attraversano la mente in quei momenti?
"Il segreto è non farsi portare via da loro. Penso solo a quello che devo fare, alla sensazione del mio corpo nel vento, alle mani sul bilanciere e ai piedi. Passo dopo passo".