
Il cantautore è tornato nella notte viaggiando in treno con mister Italiano "Nella festa di Roma tutti abbiamo portato con noi anche un po’ di Lucio".
Un’alba magica dai colori rossoblù: è quella che migliaia di tifosi del Bologna non si dimenticheranno mai, e tra loro c’è sicuramente anche Luca Carboni. Il cantautore era all’Olimpico insieme con i trentamila bolognesi che hanno sofferto, esultato e pianto di gioia per la conquista della Coppa Italia 51 anni dopo l’ultimo successo ed è stato tra coloro che sono tornati a Bologna in treno nella notte, "viaggiando con lo staff del Bologna e con Italiano che portava la Coppa in giro per ogni scompartimento" racconta.
Che effetto fa alzare un trofeo dopo così tanto tempo?
"È un’emozione immensa. La conquista di questa Coppa Italia è il risultato di un lavoro iniziato diverso tempo fa dal club. Dietro c’è il grande merito di Italiano, dei giocatori e dei dirigenti, ma mi piace pensare che questo successo parta da lontano, da un percorso che ho sentito molto forte fin dai tempi in cui c’era Sinisa in panchina. Da quel momento è iniziata una crescita costante, fatta di conferme graduali campionato dopo campionato, che ci ha permesso di arrivare in quelle zone alte del calcio italiano che da 51 anni pensavamo potessero competerci e che finalmente abbiamo raggiunto. E per di più in un modo, non scontato, da sottolineare".
Ovvero?
"Senza pazzie e follie finanziarie, senza investimenti esagerati. Ma, anzi, con intelligenza, saggezza, passione e con la competenza di persone che amano il calcio, lo conoscono e sanno come ci si sta dentro. Club come il Bologna e l’Atalanta hanno dimostrato che si può arrivare ai vertici anche così. Ed è un grande insegnamento per tutti. Non solo: dopo la Coppa Italia resta ancora aperta anche la strada per la Champions, ed è una bellissima soddisfazione".
L’unione tra città e squadra è stata totale, forse anche più di quella dell’anno scorso. È stato qualcosa di inatteso?
"No, perché questo legame molto profondo tra Bologna e la sua squadra di calcio si è sempre avvertito, sia nei tempi d’oro di Maifredi o in quelli di Ulivieri, sia in periodi e partite meno importanti di quella di mercoledì sera. Certo, la continuità di risultati delle ultime due stagioni non ha fatto altro che rinsaldare questa unione. E poi l’altra sera all’Olimpico, c’era un’aria speciale".
Nel senso?
"Siamo andati a Roma pensando di poter portare con noi anche un po’ di Lucio: a proposito di ‘Sera dei miracoli’, un altro grande miracolo è stato quello di trovare un gruppo molto unito. Non sempre nel calcio si trova questa compattezza di squadra e di spogliatoio".
Si è visto anche in campo...
"Il Milan è sembrato più disunito del Bologna, non tanto nel gioco, ma proprio nella voglia e nella determinazione di vincere questa finale. Tra i rossoblù, invece, si percepiva che c’era un obiettivo comune da raggiungere. E questo è un segno forte che arriva anche ai tifosi".
A proposito di tifosi: l’esodo dei trentamila bolognesi resterà nella storia. C’è un’istantanea che fotografa al meglio questa notte?
"Vedere quello stadio pieno di anime e colori rossoblù: è stata un’immagine davvero impressionante. Anche alla fine della partita, quando c’è stata la premiazione con i tifosi milanisti che hanno lasciato gli spalti, i tre quarti dell’Olimpico erano ancora pieni di tifosi rossoblù: una fotografia meravigliosa e indimenticabile".