Luca Sommi: "La bellezza è l’unica guida"

Lo scrittore e critico presenta domani il suo ultimo libro: "Offro uno strumento ai grandi pensatori, che hanno cercato il bello nella verità"

Luca Sommi: "La bellezza è l’unica guida"

Luca Sommi: "La bellezza è l’unica guida"

di Claudio Cumani

Umberto Eco diceva che Internet, contrariamente alla televisione, non è per nulla democratico perché dentro a quel mare magnum di informazioni bisogna possedere le nozioni giuste per saper cercare e non naufragare nelle sciocchezze. E allora a cosa ci si può aggrappare? Luca Sommi, giornalista e critico (in tv sulla Nove conduce il talk show ‘Accordi e disaccordi’), non ha dubbi: bisogna agganciarsi ai classici. O meglio, alla bellezza dell’etica e non tanto dell’estetica che appunto solo i classici possono offrire. "Perché – dice – argomentare e ragionare sulla cultura garantisce mille vite anziché una sola". S’intitola ‘La bellezza’ (sottotitolo rassicurante ‘Istruzioni per l’uso’) il libro appena uscito e edito da Baldini-Castoldi che l’autore presenta domani alle 18 in Salaborsa con Stefano Bonaga. Una bellezza che va cercata nel nostro infinito patrimonio storico e morale inseguendo ciò di cui abbiamo davvero bisogno. Ovvero, la verità. Ed ecco allora un ricco percorso fatto di romanzi, racconti, saggi, poesie, opere d’arte e quindi di scrittori, pensatori, poeti e pittori. Una galleria di riferimenti che vanno da Dante (a cui Sommi aveva già dedicato un volume) a Joyce, da Picasso a Voltaire. Qual è il senso di questo lavoro?

"Ho pensato che in questo nostro mondo superficiale fosse utile mettere in fila una serie di opere che stimolano la ricerca della bellezza e aiutano una maggiore consapevolezza. ‘Il Grande Inquisitore’ dai ‘Karamazov’ di Dostoevskij offre una risposta di pace così come l’epilogo di ‘Guerra e pace’ o un dipinto quale ‘Guernica’ di Picasso pongono con forza la questione della guerra. Questa è l’idea di bellezza etica".

Perché è utile attualizzare i classici?

"Nel mio primo libro sulla ‘Divina Commedia’ sostenevo che lì si trova l’archetipo di quel che siamo. La verità è che la bellezza è passata al vaglio del tempo. Penso a Tolstoj e alla denuncia di un destino comune in mano a pochi, a Gramsci e alla sua battaglia sull’indifferenza, a Voltaire e alla possibilità di un mondo migliore. Tutto questo non riguarda forse la nostra contemporaneità?".

Parla anche di animali e piante?

"Cito un racconto di Erri De Luca nel quale, attraverso un orango, si chiede scusa al mondo animale e dedico un capitolo agli sforzi che ha fatto l’uomo per rendere le piante simili a lui. Penso a una parabola biblica in cui si chiede a ulivo, vite e fico di diventare re degli alberi: tutti rinunciano e viene eletto il rovo che, ramificandosi su altri vegetali, vivrà da parassita producendo solo spine. Il riferimento politico mi pare esplicito".

Perché il primo capitolo è dedicato a San Francesco?

"Perché quell’uomo, che viveva nell’edonismo più sfrenato, ha avuto la capacità di uscire dal mondo. Credo che in questa società inquinata dal cinismo la bontà sia un valore da ritrovare. Il mio sforzo è raccontare queste cose con un linguaggio semplice".

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