CLAUDIO CUMANI
Cronaca

Lucarelli: "Questo mondo mi fa paura"

Stasera a San Filippo Neri presenta il suo nuovo libro ’Almeno tu’: "Tutti sono spinti dalle ragioni sbagliate. Essere padre ha influito"

Carlo Lucarelli presenta ’Almeno tu’, storia di vendette ambientata in Romagna

Carlo Lucarelli presenta ’Almeno tu’, storia di vendette ambientata in Romagna

Dolore, vendetta, perdono. Sono queste le parole attraverso le quali si può riassumere il senso del suo nuovo romanzo? Carlo Lucarelli annuisce: "È proprio così. È un romanzo fatto di vendetta ma anche di sentimenti. Ed è soprattutto per me un libro strano, un thriller intimo. Il protagonista non sono io, a me non è mai capitato fortunatamente nulla di quello che racconto. Eppure per scriverlo ho dovuto rubare cose alla mia esperienza di padre, anche se ho un rapporto meraviglioso con le mie due figlie quattordicenni. E questo mi ha fatto paura, non mi era mai capitato".

Perché ‘Almeno tu’ (Einaudi) racconta di un uomo come tanti a cui succede una tragedia terribile e inattesa: l’unica figlia adolescente muore in un incidente mentre è in compagnia di amici. Qualcuno comincia a insinuare dubbi sulla dinamica dell’accaduto e l’esistenza del padre si sgretola. Finché non è la stessa figlia deceduta a dirgli in sogno cosa fare. ‘Devi ammazzarli tutti’, gli sussurra. Il libro viene presentato questa sera alle 20,30 all’Oratorio San Filippo Neri (ingresso gratuito).

Lucarelli, ha detto che ‘Almeno tu’ è il suo libro più cattivo. Perché? "Perché quello che di male avviene in queste pagine intense è appunto molto cattivo. Ed io ho sofferto scrivendolo. In questa vicenda tutti sono spinti da qualcosa di sbagliato: i genitori non conoscono i figli e i ragazzi finiscono per fare la prima cosa che capita. Quando si comincia con gli errori non si sa dove si va a finire. Prima di diventare padre forse non avrei potuto immaginare una storia simile".

Il romanzo è anche una riflessione su ciò che fa paura. Lei cosa teme? "Non sono molte le cose di cui ho paura, ma in questo periodo quella sensazione è riaffiorata in me. Ho attraversato gli Anni ‘70 e ‘80 senza fare troppo caso alla guerra fredda e al rischio della bomba atomica, ed ora mi ritrovo a preoccuparmi davvero del periodo che stiamo vivendo. Mi fa paura la guerra, ma soprattutto mi spaventa il futuro dei nostri figli".

Il noir può diventare uno strumento di indagine sociale? "Lo è sempre stato e lo sarà sempre, se saprà scavare sul serio dentro al disagio. Io non faccio denunce, ma racconto un mondo dove le cose non funzionano e non stanno al posto giusto. Se i ragazzi stanno male è perché vivono in questo mondo: sono schiacciati dall’egoismo degli adulti e restano vittime della mancanza d’ascolto".

Perché ha ambientato questa storia in Romagna? "Volevo una periferia del mondo fatta di centri commerciali, villette, bar, caserme... Finora la città è stata protagonista dei miei romanzi, ma qui ho pensato a una grande area tra Faenza e Cesena, un luogo come tanti che conosco bene e che ha una fisionomia precisa".

Almeno tu’ arriva dopo ‘Bell’abissina’. Ha deciso di allontanarsi dalle narrazioni storiche? "Scrivo quello che mi viene in mente, tant’è che, per il prossimo libro, sto pensando a una vicenda ambientata in epoca fascista o durante il periodo coloniale. Il fatto è che la contemporaneità diventa storia già l’anno dopo. E molti miei libri, come ‘Leon’ uscito nel 2022, sono comunque ambientati nel nostro tempo".