
Una delle opere di Erben esposte alla galleria di San Lazzaro: tutte simili, in realtà sono molto diverse e reagiscono in maniera diversa alla luce
L’equilibrio tra luce, colore e spazio è il cuore pulsante di una pittura che non rappresenta, ma suggerisce, non descrive: evoca. È in questa dimensione che si inserisce il lavoro di uno dei protagonisti della pittura aniconica europea: Ulrich Erben (Düsseldorf, 1940), la cui ultima produzione è presentata al Kappa-Nöun di San Lazzaro di Savena, fino al 28 marzo (via Lambertini 5). L’artista tedesco, attivo dagli Anni ‘60, ha sviluppato una pratica pittorica che riduce al minimo gli elementi espressivi, concentrandosi sul rapporto tra superficie e luce. Le sue opere esplorano il potere del colore e la sua capacità di costruire lo spazio visivo, in una ricerca che sintetizza rigore geometrico e sensibilità percettiva. In questa occasione, l’artista presenta al pubblico opere inedite che testimoniano l’evoluzione della sua ricerca. Infatti, sulla parete frontale sono appesi 6 dipinti quadrati - dalle linee verticali ed equidistanti l’uno dall’altro – che riproducono simbolicamente le colonne del Tempio C di Selinunte, da lui molto apprezzato durante un viaggio in Sicilia. Inoltre, l’uso di una tavolozza molto risicata (3 o 4 colori al massimo) gli ha consentito di dare vita a quadri tutti simili, ma in realtà diversi, come i giochi di luci e ombre che la nostra retina percepisce sulle colonne battute dal sole. Davide Ferri – neodirettore di Arte Fiera – scrive nel catalogo: "La cosa bella, e davvero sorprendente di questa mostra, è che questa linea orizzontale pare avere compiuto una rotazione di novanta gradi, per diventare una partitura di linee e bande verticali in ognuno dei dipinti esposti. Una progressione minimalista, per così dire, ma minimalista solo a prima vista, perché se da lontano, in ognuno dei dipinti, queste linee e bande verticali paiono tutte uguali, da vicino rivelano la loro dissomiglianza e variabilità". Pertanto, ciò che emerge è sia la qualità atmosferica delle opere, sia la loro capacità di modificarsi a seconda della luce e della posizione dell’osservatore, rendendo l’esperienza visiva mai univoca, ma sempre mutevole e aperta. La mostra è visitabile su appuntamento (kappanoun@gmail.com).
Manuela Valentini