BENEDETTA CUCCI
Cronaca

L’umanità di Parr: colorata, consumista e reale

Al Museo Archeologico la mostra ’Short & Sweet’ con sessanta scatti del fotografo inglese, che sarà a Bologna in dicembre

L’umanità di  Parr: colorata, consumista e reale

Al Museo Archeologico la mostra ’Short & Sweet’ con sessanta scatti del fotografo inglese, che sarà a Bologna in dicembre

Coloratissima, sprecona, consumista, annoiata, malvestita, esibizionista, molto inconsapevole, eppure così reale. Ecco l’umanità di Martin Parr fare il suo ingresso urlato e "sguaiato" al Museo civico Archeologico, dove da oggi al 6 gennaio sono visibili le 60 fotografie di Short & Sweet che il fotografo inglese ha selezionato personalmente per raccontare, in nove capitoli, la sua carriera di oltre 40 anni. Lo scatto simbolo della mostra ospitata nella sala espositiva del museo, a pochi passi da mummie e tracce di civiltà villanoviana, vede una signora abbronzatissima, quasi arancione, mentre prende il sole sdraiata sul lettino coi suoi occhialini blu elettrico (pendant con il telo da bagno) in un bel contrasto col rossetto corallo. Una documentazione umana dettagliata che fa parte della serie Common Sense pubblicata nel 1999, per raccontare uno studio ravvicinato dei consumi e degli sprechi di massa, che viene portata in mostra come lo fu a suo tempo, installata come una carta da parati piena di immagini coloratissime, stampate a buon mercato su carta A3.

La serie che colpisce particolarmente, essendo purtroppo in sintonia con un trend mondiale divenuto anche bolognese: si intitola Small World, come dire che il mondo è piccolo e tutti facciamo esattamente le stesse cose anche se siamo distanti migliaia di chilometri. Nello specifico, si parla dell’overtourism, quel fenomeno così poco ecologico di cui Parr, già alla fine degli anni Ottanta, aveva colto i segni preoccupanti. Allora si chiamava turismo di massa e il fotografo maestro della documentazione umana middle e working class aveva seguito le orme di quel turista medio "che siamo tutti noi" (l’ha fatto fino al 2012), mettendo a nudo la grande farsa del viaggio "Che è per la maggior parte delle persone un’attività di svago diventata possibile solo di recente, grazie agli aerei di grandi dimensioni e ai voli low cost". Ecco uno scatto di grandi gruppi di persone davanti all’Acropoli di Atene (è del 1991 ed è anche molto intrigante notare il look dell’epoca sfoggiato più ho meno da tutti e guidato dal marsupio legato in vita), papà e figlio sciatori su una pista svizzera dove è stato posto un porta cartoline ruotabile; una turista in piazza San Marco a Venezia che pur di fare una foto si ritrova i piccioni su mani e braccia.

Da sempre la grande passione di Martin Parr (che verrà a Bologna a dicembre per una visita speciale della mostra) è l’Inghilterra, il suo paese e la sua gente (il percorso espositivo si apre con gli scatti in bianco e nero di The Non-conformists, il suo progetto d’esordio del 1975 dedicato ai Nonconformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste dello Yorkshire) e nel suo lavoro recente continua quell’indagine che lo porta a fotografare l’establishment britannico, le élite che governano il Paese e i loro rituali, presentandoli ironicamente come curiosi e talvolta assurdi.

Perché l’ironia è la grande arma di un professionista che immortala la nostra civiltà, ne è rattristato, ma riesce a trasformarla in un eterno carnevale, perché in fondo, anche se ci presenta il vero, c’è in lui, come scrive Roberta Valtorta nel libro della mostra, "una bonaria comprensione verso un’umanità che sbanda e si piega, come priva di forze, alle sue debolezze e ai suoi limiti, e vive come può e forse non senza fatica". Accomodandosi nelle sedie a sdraio sul grande tappeto che raffigura una foto di bagnanti a Sorrento della serie Life’s a Beach, lo si capirà benissimo.