"Ma che mondo sarà quello senza eventi?"

Irene Govoni (Federeventi) lancia un appello alle istituzioni: "Ci sono tante categorie di lavoratori che hanno visto azzerare i loro introiti"

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di Pierfrancesco Pacoda

Nella incertezza che inevitabilmente domina i giorni della socialità dimenticata, saranno proprio le attività dell’incontro, le occasioni di intrattenimento, gli spazi delle relazioni e della condivisione di emozione quelli destinati a una più lenta (e lontana) ripartenza. Un universo ricchissimo di realtà molto diverse tra loro, spesso con poca rappresentanza e consapevolezza delle proprie necessità, del quale si fa a Bologna portavoce l’organismo di categoria Federeventi, associato a Confcommercio Ascom, attraverso la sua presidente, Irene Govoni.

È una galassia dalle componenti molto diverse, quelle che lei rappresenta.

"Sì, Federeventi è una associazione che a Bologna riunisce circa 30 strutture che lavorano nel settore dell’organizzazione di appuntamenti sia pubblici che privati: si va dai wedding planner ai responsabile della realizzazione di un convegno, dagli specialisti in attività dal vivo ai formatori. Solo in termini di forza lavoro interna siamo oltre 300, ma a questi bisogna aggiungere un indotto vastissimo, dai tecnici ai facchini, dai curatori dei catering ai gruppi musicali, dai gestori degli hotel ai quali ci affidiamo per i congressi ai vivaisti… Sono migliaia di persone, che, negli ultimi due mesi, hanno visto azzerare i propri introiti".

Un mondo con il quale tutti, per vie diverse, entriamo regolarmente in contatto.

"Gli eventi hanno a che fare con la nostra quotidianità, la permeano. E invece sono completamente usciti non solo dalla nostra vita, e questo è ovviamente comprensibile viste le limitazioni imposte dal propagarsi del virus, ma anche dalle agende della politica. Non può esistere una fase due senza pensare a un sostegno a questa categoria che rischia di scomparire".

Anche perché l’online non può certo sostituire un evento…

"Può essere una valida alternativa per la formazione, che può essere fatta a distanza, e per piccoli congressi, non certo per un matrimonio. Una situazione che potrebbe durare anche un anno e che non è per noi più sostenibile".

Per questo motivo avete stilato un manifesto con una serie di richieste rivolte alle istituzioni per garantire la sopravvivenza del comparto.

"In attesa della ripartenza, sulla quale non esiste alcuna anche approssimativa indicazione, abbiamo compliato un elenco di proposte per sostenere il nostro settore, che vorremmo fossero oggetto di discussione con chi ci governa. Le misure più urgenti, davvero inderogabili, sono quelle di sostegno economico, una sorta di reddito di cittadinanza che permetta ai nostri lavoratori di superare questo momento buio. Poi chiediamo una immediata moratoria tributaria, un prolungamento degli ammortizzatori sociali e una detassazione delle imprese che si occupano di ideazione e gestione di eventi".

Queste le misure urgenti. Pensando a un arco di tempio più ampio, invece?

"Vorremmo fossero istituiti dei bandi a fondo perduto che invoglino le aziende a investire nel settore degli eventi, garantendo degli sgravi, riconoscendo a queste attività una funzione importante nel marketing del futuro. Vogliamo davvero che il mondo che ci attende sia un mondo senza eventi?".

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