Made in Italy in mostra "L’arte conquista la Cina"

L’esposizione curata a Pechino dal bolognese Guicciardo Sassoli de Bianchi

Made in Italy in mostra  "L’arte conquista la Cina"

Made in Italy in mostra "L’arte conquista la Cina"

Una mostra sulle origini di come sono stati interpretati 100 anni fa tre grandi ingegni italiani: Leonardo, Raffaello e Dante e le origini del made in Italy. Lo storico dell’arte bolognese, Guicciardo Sassoli de Bianchi classe 1980, ha organizzato e curato assieme a Virginia Lapenta, al Raffles City Beijing di Pechino, una mostra Il Trittico del Centenario. Leonardo 1919, Raffaello 1920, Dante 1921. L’arte e l’ingegno Italiano alle origini del made in Italy. La rassegna è in corso con successo ed è la prima di una serie, già in programma, grazie all’Istituto Italiano di Cultura di Pechino, con il sostegno del Ministero della Cultura Italiano e l’Associazione Amici dei Lincei. Sassoli, laureatosi in storia e in storia dell’arte nella nostra Università, ha avuto degli incarichi agli Uffizi di Firenze per lo studio delle collezioni rinascimentali e ha curato, oltre ad alcune mostre in Europa, anche un’importante rassegna sul Futurismo italiano alla Fondazione Lercaro.

Sassoli, lei ha portato in Cina uno dei nostri brand più importanti: l’arte.

"Per l’Italia questo è un momento speciale perché sono in corso molte mostre organizzate dai maggiori Musei come gli Uffizi, l’Archeologico di Napoli e la Galleria d’Arte Moderna di Roma. Ho cercato di fare un’esposizione nuova che coniugasse le due culture, con l’obiettivo di mostrare al grande pubblico cinese, per la prima volta, un mostra di ricerca con 300 pezzi sull’arte del primo ‘900 italiano".

Come è vista l’arte italiana in Cina?

"Con enorme interesse, nel rispetto della nostra cultura considerata faro del blocco occidentale. I cinesi conoscono i nostri grandi artisti, nonché i contemporanei, dei quali sono incuriositi. Infatti questa mostra spiega le origini culturali, di quello che è stato il made in Italy, andando a vedere, guardando l’antico, questo passaggio sino al ‘900, dove in particolare i Futuristi hanno saputo ricreare un mondo nuovo, da cui è nato il designer".

I pezzi sono 300?

"Circa 150 a parete, con Carrà, Boccioni, Severini e altri, e 150 tra riviste e libri che raccontano i centenari di Dante, Leonardo e Raffaello come sono stati visti e celebrati dagli artisti quando ci sono state le celebrazioni nel primo dopoguerra nel 1919 ’20 ‘21. Ecco da qui nasce il primo made in Italy".

Cosa ha in programma a Bologna?

"Vorrei fare una mostra sulle eccellenze dell’arte italiana, in particolare sui Futuristi. Bologna ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione del Futurismo negli Stati Uniti".

Nicoletta Barberini Mengoli