Madre e figlio trovati morti al Pilastro a Bologna. "Nessuno li vedeva né sentiva da mesi"

Riccardo Ziveri, 48 anni , e la madre Maria Giovanna Pulega, 72, da Natale non davano notizie. Si pensa a cause naturali. La nipote che ha dato l’allarme: "Abbiamo tentato in ogni modo di contattarli, ma erano persone molto chiuse e riservate"

I necrofori trasportano fuori i corpi di Maria Giovanna e Riccardo Ziveri

I necrofori trasportano fuori i corpi di Maria Giovanna e Riccardo Ziveri

Bologna, 15 luglio 2021 - Un nuovo dramma della solitudine, sì. Ma di una solitudine auto imposta, di un amore profondissimo e chiuso in un legame ristretto, privato, inavvicinabile. Nessun amico, nessun vicino, nessun parente poteva entrare nel loro mondo a due, nella loro vita condivisa nel piccolo appartamento al penultimo piano di uno dei palazzoni bianchi e rosa di via Salgari, al Pilastro, al civico 19. Qui ieri mattina sono stati trovati senza vita Riccardo Ziveri, che avrebbe compiuto 48 anni proprio oggi, e sua madre Maria Giovanna Pulega, 72. Lei, stesa nel letto e a quanto sia apprende morta per cause naturali. Lui, riverso all’ingresso del bagno di casa. Non si esclude che uno dei due sia morto all’improvviso e l’altro sia stato stroncato da un malore, forse per lo choc. Certo, verranno disposti degli esami e approfondimenti autoptici per capire di più su quanto è accaduto; ma gli inquirenti, per il momento, tendono a escludere si sia trattato di morti violente o di un omicidio-suicidio.

Aggiornamento Trovati morti dopo mesi, la nipote: "Mai abbandonati, gli haters parlano a vanvera" - I vicini: "Silenziosi ed educati" Quello che è certo è che Riccardo e Maria Giovanna sono morti sicuramente da mesi, almeno un paio stando a una prima analisi a vista dei tecnici di medicina legale, molti di più – forse addirittura sei – per i vicini e i parenti, che da gennaio non hanno più visto la coppia né erano riusciti ad averne notizie. A dare l’allarme, con una denuncia di scomparsa ai carabinieri presentata due giorni fa dopo mesi di telefonate, citofonate e vani appostamenti sotto casa della zia e del cugino, è Laura Mingozzi. Lei, figlia della sorella del defunto marito di Maria Giovanna, ieri ha accompagnato i carabinieri alla porta dell’appartamento di via Salgari e con loro ha fatto l’atroce scoperta.

"Mi sembra di essere in un film, ma anche se fa male dirlo, il finale me lo aspettavo già. Appena i carabinieri hanno aperto la porta e hanno detto ’Le scarpe sono qui’ ho perso ogni speranza, ho capito quello che era successo". Ha un velo di lacrime copre gli occhi la signora, mentre, in piedi fuori dal portone degli zii e con il portico a proteggere dalla lieve pioggerellina che ha appena cominciato a cadere, cerca di ricostruire l’accaduto. Mentre qualche vicino curioso ogni tanto si affaccia per cercare di capire cosa sia accaduto. E quando comprende, si limita a commentare: "Erano molto riservati, salutavano a malapena". Per un tragico caso, l’appartamento degli Ziveri si trova a pochi metri di distanza da quello in cui, nel 2018, il cinquantottenne Bruno Grandi uccise strangolandola la mamma Elvira Marchioni, 85, esasperato, così raccontò, dalla convivenza con l’anziana malata.

"Mia zia e mio cugino erano persone molto chiuse, il loro rapporto non ammetteva altre persone – prosegue la nipote Laura –. Anche con noi, che siamo i loro unici parenti, non volevano avere molto a che fare. Per questo non ci siamo preoccupati troppo quando, dopo che ci siamo visti a Natale, hanno smesso di rispondere alle telefonate o ad aprirci quando ci siamo presentati qui di persona". Ma poi le settimane diventano mesi.

"Dopo tanti tentativi a vuoto, abbiamo cominciato a informarci dal parroco e dai vicini: tutti ci hanno confermato che in effetti da mesi mia zia e mio cugino non si vedevano. Così ho iniziato a temere il peggio. Dopo ulteriori tentativi alla fine ho deciso di sporgere denuncia ai carabinieri". Madre e figlio non avevano mai lavorato e vivevano della pensione del padre morto sei anni fa. Non erano seguiti dai servizi sociali. "Erano persone invisibili: niente lavoro, niente amici, nessuna attività se non andare a messa ogni tanto. Abbiamo fatto il possibile negli anni per stare loro vicini, soprattutto a mio cugino Riccardo, che era generoso e sensibile e aveva anche una laurea in Arte al Dams, un potenziale che non ha mai espresso. Purtroppo non ci è stato concesso", chiude Laura.  

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