Bologna, 12 dicembre 2024 - Il cambiamento climatico è realtà. E gli eventi alluvionali, da fenomeni straordinari, rischiano di diventare ordinari. Per questo Bologna, dopo il terribile 19 ottobre, il giorno con più pioggia dal 1922, ha deciso di correre ai ripari creando un fondo per la riparazione (dei danni da fenomeni di maltempo) e per l’adattamento climatico, con un’attenzione in primis alla messa in sicurezza del sistema idrico della città.
“Il modello utilizzato sarà quello della Garisenda: partiremo da risorse comunali per dare poi il via anche a una raccolta fondi aperta a fondazioni, enti bancari, imprese, privati e cittadini”, spiega il sindaco Matteo Lepore che si fa capofila di un’iniziativa che, magari, si potrà poi replicare anche negli altri Comuni della Città metropolitana che “a volte - per le lungaggini burocratiche - hanno rischiato di finire in default” a seguito di eventi alluvionali.
La ratio è chiara: “Siamo certi, purtroppo, che ci saranno piogge ingenti, per questo non possiamo più intervenire in emergenza. Ma dobbiamo rendere questo fondo ordinario così da non dover scegliere tra le riparazioni da fare e la prevenzione dei danni idrogeologici da mettere a terra”, sottolinea il sindaco. In cima alla lista degli interventi c’è quello relativo alla gestione dei corsi d’acqua con interventi sul sistema dei canali (che per 40 chilometri sono tombati e in centro corrono sotto i palazzi), il rafforzamento del sistema di protezione civile, il rinnovamento del verde urbano con alberi più resistenti al nuovo clima.
Da qui, “parleremo con i consorzi, con la Regione etcc, per garantire i fondi necessari per una corretta manutenzione in linea con i nuovi standard di sicurezza”, aggiunge Lepore. Che, tra l’altro, rammenta come “la situazione dei nostri corsi d’acqua, dopo l’alluvione di ottobre, non è al centro dei piani speciali per la ricostruzione che hanno ad oggetto “corsi d’acqua primari, mentre a Bologna il 19 ottobre sono proprio quelli secondari che hanno esondato”.
Le risorse previste non sono ancora state quantificate, ma si parla di “milioni di euro negli anni”, con un primo stanziamento da deliberare “con la variazione di bilancio di febbraio”. Il fondo permetterà di agire in diverse direzioni, anche intervenendo per aiutare i cittadini in difficoltà, magari esclusi dagli aiuti statali o privi di assicurazione, ad esempio. Tre le parole chiave di questo nuovo fondo, primo caso tra i Comuni italiani: prevenzione, adattamento, riparazione.
Le risorse comunali partiranno da un budget per poi alimentare via via il fondo e accrescerlo, spiega Lepore. Diverse le linee di finanziamento: la raccolta fondi, i finanziamenti italiani ed europei, ma non è esclusa anche una vera e propria ‘tassa’ sull’alluvione. Un’ipotesi che potrebbe rendersi necessaria visti gli elevati costi di manutenzione, pari a centinaia di milioni di euro. Gli studi sono in corso, l'obiettivo è presentare una proposta al consiglio comunale e alle parti sociali per la variazione di bilancio di febbraio.
Il sindaco, comunque, renderà noto l’intervento anche nelle settimane nei quartieri, parlandone ai cittadini e spiegando anche l’ipotesi di un’auto-tassazione per fronteggiare i cambiamenti climatici: “Dobbiamo informare i bolognesi, spiegare che serve un intervento sistemico sui corsi d’acqua, affrontando anche il tema del verde, e degli alberi, facendo presente del perché cadono, del motivo per cui magari vengono sostituiti con piante più piccole, più facili da gestire e meno pericolose in caso di grosse quantità d’acqua”, conclude Lepore.