Valerio Baroncini
Cronaca

Maltempo, le risposte all’emergenza: più soldi e opere immediate, ma i privati sono bloccati

Robusti fondi ogni anno per interventi strutturali e per la manutenzione. Capitolo rimborsi: restano procedure farraginose e troppo burocratiche

Michele de Pascale, Fabrizio Curcio e Galeazzo Bignami

Michele de Pascale, Fabrizio Curcio e Galeazzo Bignami

E adesso? Andiamo oltre l’emergenza continua e proviamo a mettere ordine su cosa è stato fatto, ma soprattutto su cosa deve essere fatto per proteggere i territori dalle alluvioni e dare una risposta a chi ha perso tutto una, due, tre e anche quattro volte in meno di due anni, ma, finora, non ha raccolto granché. Il clima politico è mutato. La stagione del muro contro muro tra Governo e Regione è sbiadita e, pur restando punti di vista diametrali su molte tematiche, si sta cercando il dialogo. Lo ha fatto il premier Giorgia Meloni, lo ha fatto il presidente dell’Emilia-Romagna Michele de Pascale, lo sta facendo Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia e simbolo della maggioranza meloniana in questa terra, lo fa il commissario Fabrizio Curcio.

Sono stati messi a terra moltissimi cantieri, soprattutto di natura pubblica e infrastrutturale, e il risultato si è visto in queste ore. Gli argini hanno tenuto, il sistema di allerta ha funzionato, ma nessun intervento potrà cancellare la paura o eventi che avevano un tempo di ritorno plurisecolare e ora si palesano anche mensilmente.

Occupiamoci di ricostruzione. Per mesi e mesi abbiamo parlato di somme urgenze (interventi di ripristino immediati) e piani speciali (interventi di lungo termine, infrastrutture, nuove progettazioni a difesa dei territori). Ora il paradigma è cambiato. Al commissario Curcio erano avanzati 90 milioni dalla gestione Figliuolo per progettare il piano stralcio (800 milioni di opere su 4,6 miliardi complessivi stimati) ma un orizzonte di questo tipo pareva troppo lontano e poco concreto, schiavo delle dinamiche politiche e asincrono con le vite dei cittadini.

Ora si cercherà di unificare le emergenze approvando due ordinanze: una sulle delocalizzazioni, l’altra per un piano che generi ogni anno tra i 100 e i 150 milioni di opere immediate. A questo aggiungiamo l’aumento di risorse dell’Emilia-Romagna per la manutenzione, che de Pascale ha raddoppiato da 25 a 50 milioni. L’obiettivo deve essere realizzare almeno un intervento su ogni bacino all’anno e impegno della politica (bipartisan) deve essere quello di finanziare in maniera strutturale questo sistema.

Infine, i privati. È la nota più dolente, su cui non vediamo grandi soluzioni.

A fine 2024, erano stati concessi 100 milioni appena a fronte di quasi due miliardi stanziati. È il conto che non torna, l’anello che non tiene: significa che le procedure sono farraginose, non funzionano, serve un drastico intervento normativo e non solo sulla mefistofelica piattaforma Sfinge.

Diversamente, nei giorni delle alluvioni infinite e della grande paura, annegherà anche la speranza.