MAMbo Bologna, chiude il bar all’ex Forno

La gestione finisce il 2 gennaio. Dopo tre gare deserte, corsa contro il tempo "per garantire il servizio"

La torinese Mapi potrebbe subentrare da gennaio all’attuale gestore

La torinese Mapi potrebbe subentrare da gennaio all’attuale gestore

Bologna, 15 dicembre 2021 - Il 2 gennaio 2022 l’attuale gestione dell’Ex Forno, il celebre caffè del MAMbo, cesserà. E ancora non si sa quando e se il bar riaprirà, visto che sono andate deserte tre gare di appalto, come si evince dalla sezione ‘Gare e appalti’ del Comune.

Per gli attuali gestori bolognesi della società NMP – alla guida dell’Ex Forno dal 2016 – la fine della proroga del contratto, con esecuzione il 2 gennaio, è arrivata per posta qualche giorno fa. È vero che un museo ha una sua vita culturale indipendente, tra mostre e attività varie, ma è anche vero, come si legge in un dettaglio di provvedimento pubblicato ieri in relazione alla "procedura negoziata per la concessione del servizio di gestione di un’attività di pubblico esercizio per la somministrazione di alimenti e bevande presso la sede del MAMbo", che "l’articolo 117 del Codice dei Beni culturali individua i servizi di caffetteria e di ristorazione negli istituti e luoghi di cultura tra i servizi aggiuntivi che contribuiscono ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio".

E in effetti il caffè del MAMbo, in tutti questi anni, il suo ruolo di accoglienza lo ha svolto con passione e creatività, riuscendo a trasformare il bar in uno dei luoghi di aggregazione più vivaci della città, anche grazie all’ospitalità di reading , piccole mostre, serate di musica.

La prima gara fu dichiarata deserta l’11 maggio 2020 in quanto l’unica offerta ammessa alla valutazione tecnica – quella di una società marchigiana, Ambient snc – non raggiunse la soglia di sbarramento prevista prevista per l’offerta tecnica, pari a 50 punti (ne prese 35). La seconda gara andò deserta il 21 ottobre 2020, con la società NMP (quella dell’attuale gestione) che aveva presentato il documento della cauzione provvisoria senza la firma digitale del soggetto Garante.

Infine si arriva al 14 ottobre scorso, quando l’unica offerta pervenuta – da parte di MAPI srl di Torino – ottiene un punteggio totale di 30,5, non sufficiente per raggiungere la soglia di sbarramento pari a 51 punti. In due anni solo tre aziende su tutta Italia hanno cercato la gestione di questo bar, ma anche la fideiussione richiesta, ovvero l’importo posto a base di gara di 151.000 euro, non è una cifra da poco.

Per uscire dall’impasse, data probabilmente anche dalla paura di un rischio di impresa di almeno sei anni, viene ripescata l’ultima società partecipante, MAPI, che "ha manifestato interesse a proporre un progetto di gestione della durata di 13 mesi". Perché, si legge ancora nel provvedimento di ieri, "l’urgenza di garantire la copertura del servizio rende opportuno procedere a una revisione del progetto di gara, prevedendo una gestione di 13 mesi invece che di sei anni nell’attesa che le condizioni di mercato consentano l’affidamento pluriennale".  

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