"Manca mezzo milione di metri cubi d’acqua"

Il bacino Reno Vivo, realizzato dieci anni fa, mai così basso: dovrebbe alimentare il fiume e i canali di Bologna durante la siccità

"Manca mezzo milione di metri cubi d’acqua"

"Manca mezzo milione di metri cubi d’acqua"

Reno Vivo, ma pieno solo per un terzo. Dopo un’estate e un inverno siccitosi si presenta così il grande lago artificiale realizzato dieci anni fa a Sasso Marconi con l’impegnativo scopo di mantenere ‘vivo’ il più importante fiume del territorio bolognese. 23 ettari di superficie, 800mila metri cubi di capienza ed una profondità dell’acqua variabile dai due ai sei metri. Occupa l’area di una cava di ghiaia scavata dalla Sapaba e risistemata con un investimento di oltre tre milioni di euro.

Obiettivo dichiarato all’epoca dall’ex Provincia di Bologna che ne progettò e finanziò la realizzazione con fondi regionali: costituire una copiosa riserva di acqua da usare in estate per garantire il deflusso minimo vitale del Reno, e quindi la sopravvivenza dell’ecosistema fiume anche in tempi di siccità. Funzione più che mai ribadita negli ultimi anni quando i rilasci controllati di questo bacino utilizzato anche per manifestazioni sportive e per l’addestramento in acqua dei Vigili del fuoco ha garantito non solo l’equilibrio ecologico del fiume, ma anche un flusso indispensabile all’immagine e alla salubrità del sistema dei canali cittadini. Il livello dell’acqua in questo grande invaso anche l’anno scorso, di questi tempi, arrivava al margine superiore della grande vasca lunga un chilometro e larga 400 metri e viene dal bacino del Rio d’Eva, a monte di Pontecchio, al confine coi laghetti del Maglio e a ridosso dell’asse fluviale. Oggi invece, nel pieno di quella che un tempo era la stagione delle piogge più copiose, si presenta ancora mezzo vuoto con un dislivello di quasi tre metri al di sotto della strada di servizio che gira tutt’intorno e che collega le opere di presa e il canale di scarico in Reno, e questo non può che generare preoccupazione alla Bonifica Renana, gestore del bacino in convenzione con la Città metropolitana.

"Ad oggi siamo a circa 300mila metri cubi su 800mila di capienza massima – stima l’ingegner Ilihc Ghinello, dirigente area tecnica della Renana –, lo scorso anno sulla base delle decisioni del tavolo tecnico regionale furono rilasciati in Reno circa 500mila metri cubi proprio per garantire il deflusso minimo vitale, e sono proprio quelli che mancano oggi. Non possiamo dire che siamo in emergenza, però mancano. E la speranza è che in questi due mesi tradizionalmente piovosi si vada a ricostituire la riserva. È chiaro che se continua questa carenza si dovrà pensare ad altre soluzioni tecniche possibili. Anche perché i rilasci di Suviana utilizzati in passato per lo stesso scopo dovrebbero essere limitati, dal momento che quel bacino è anche una riserva d’acqua per uso potabile", conclude il tecnico, mentre percorre il dislivello di quasi tre metri di sabbia e ghiaia scura con qualche ciuffo d’erba che sta già colonizzando la superficie emersa.

Gabriele Mignardi

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