Manifesti Pro vita a Bologna, Lepore: "Valutiamo correttivi alle affissioni pubbliche"

Il sindaco: "Cartelli offensivi della dignità delle persone e della libertà di espressione di genere". L'opposizione contesta il primo cittadino: "Impostazione totalitaria e da dittatura del pensiero unico"

I manifesti pro vita oggetto della discussione

I manifesti pro vita oggetto della discussione

Bologna, 12 ottobre 2022 - I manifesti del Movimento Pro Vita comparsi sotto le Due Torri, così come in altre città d'Italia, sono: "Offensivi della dignità delle persone e della libertà di espressione di genere", afferma il sindaco Matteo Lepore che ha già chiesto un "parere legale per poterli rimuovere", definendo i manifesti un'azione "contro una fantomatica 'teoria gender'".

Lepore ha affidato il suo commento a un post social di ieri sera ribadendo che quanto accaduto non deve più succedere: "Non vogliamo che si ripetano episodi di questo tipo - incalza Lepore - Per questo stiamo valutando di inserire correttivi alle regole attuali sulle affissioni pubbliche. Perché tra libertà di espressione, sempre da difendere e garantire, e campagne discriminatorie c'è una bella differenza. Una differenza che la destra non sa, o non vuole, capire. A Bologna non tolleriamo l'intolleranza. Viva la libertà. Quella vera. Di tutti, per tutti". Proprio nei giorni scorsi, sul tema si era espressa la vicesindaca Emily Clancy, la quale aveva spiegato come tali manifesti, anche se non rispecchiavano il "sentire dell'Amministrazione", erano affissi su bacheche comunali in quanto seguivano l'iter autorizzativo che non prevede controlli.

Da qui la richiesta di un parere legale per procedere all'eventuale rimozione e la volontà di procedere a una modifica dell'iter autorizzativo stesso. A favore dell'iniziativa si è espressa la Fiom-Cgil bolognese con il coordinamento Donne Fiom che definisce la campagna di Pro Vita lesiva della dignità. L'opposizione in Comune, invece, si è subito mostrata contraria a quanto dichiarato dal sindaco. "La dignità delle persone è ben altra cosa e non viene toccata - commenta il consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Stefano Cavedagna -. Le campagne discriminatorie sono quelle di alcuni centri sociali della città". Il consigliere leghista, Matteo Di Benedetto, trova "assurda" la presa di posizione di Lepore: "Un'impostazione totalitaria e da dittatura del pensiero unico. Voler mettere un filtro politico sui manifesti che si possono affiggere a Bologna è un'idea pericolosa per la democrazia e contraria al concetto di pluralismo". Tra l'altro, continua Di Benedetto, "si tratta di manifesti che esprimono una preoccupazione manifestata più volte anche dal Papa. Mi chiedo: Lepore censurerebbe anche il Santo Padre?. Consiglio al sindaco - conclude il consigliere leghista - un nuovo slogan: 'Non sono d'accordo con quello che dici, ma farò di tutto perché tu non possa dirlo'. Si adatta bene alla sua battaglia contro la libertà".

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