
Marcella Schiavio e una foto da piccola con il padre Angelo
"È stato un mercoledì da leoni: e adesso sotto con lo scudetto. Sono sicura che anche mio padre quando guarda a questo Bologna la pensa così". Non si pone limiti Marcella Schiavio, la figlia dell’uomo che ha scritto la Storia rossoblu (con la ‘esse’ maiuscola) a suon di gol. Angiolino, scomparso nel 1990, quando il Bologna era lo squadrone che tremare il mondo fa di gol, ne mise a referto addirittura 251. Anche se mercoledì, nel salotto di casa Schiavio è stato il gol di Ndoye a far sobbalzare sulla seggiola Marcella.
Marcella Schiavio, quel pallone lo ha sospinto oltre la linea di porta anche Angiolino? "Sicuro. Io, nel dubbio, ogni volta che il Bologna gioca prendo il suo ritratto e lo appoggio sul tavolino davanti al televisore. È il mio modo di tenerlo ancora vicino e mi piace anche pensare che lui, da lì, possa dare una mano ai ragazzi in campo".
Come ha vissuto la finale dell’Olimpico? "All’inizio con un po’ di paura, perché questa squadra, per quanto fantastica, non è abituata a giocarsi tutto in una partita così importante. Ero agitata, lo ammetto".
E invece? "Mano a mano che passavano i minuti ho preso fiducia. Quando Ndoye ha segnato ho pensato: bene, ma da qui alla fine tutto può ancora succedere. Gli ultimi dieci minuti non ho avuto il coraggio di guardarli: sono andata nell’altra stanza tenendo in mano il santino della Madonna di San Luca e ho capito che era finita quando mio marito ha urlato di gioia".
L’urlo in zona Murri avrebbe potuto essere l’urlo all’Olimpico. "Sì, il club mi aveva invitato allo stadio. Io ho risposto: presidente, lei è sempre squisito, con dieci anni di meno sarei venuta volentieri...".
A dicembre i suoi anni saranno ottanta. Ad agosto saranno invece cento gli anni trascorsi dal primo scudetto, conquistato grazie anche ai gol di suo padre. "Sa, nella mia casa si respira la storia. E a proposito di scudetto mi faccia dire una cosa".
Prego. "Se Roma ha il Papa Bologna ha Saputo".
E con Saputo forse si può sognare anche più di una Coppa Italia. "Lo dissi al Carlino due mesi fa, dopo il 5-0 alla Lazio, e oggi a maggior ragione lo ripeto adesso: questo Bologna ha tutto per inserirsi nella lotta scudetto".
Quell’Italiano lì si è dimostrato un asso. "Posso dirlo? Grazie Thiago che te ne sei andato. Vincenzo è genuino, sincero. In un mondo del calcio dove tutti fanno i piacioni e dicono cose studiate lui non recita: dice quello che pensa. Anche grazie a queste doti probabilmente è riuscito a costruire un gruppo fantastico".
L’ultimo flash di mercoledì notte? "La faccia delusa di Ibrahimovic quando l’arbitro ha fischiato la fine. E non mi è piaciuto Conceicao, quando si è rifiutato di salutare Calabria".
L’opposto del fairplay di ‘Anzlein’. "Mio padre lassù al novantesimo avrà fatto salti di gioia insieme al suo grande amico Pietro Genovesi".
C’è un messaggio finale? "Semplicemente: grazie ragazzi. Mi avete fatto davvero emozionare, spero che questa Coppa Italia sia solo l’inizio".