Marcello, Monica, la frana "Ora ricostruiamo la vita"

La coppia si era trasferita il 5 maggio nella casa di Cà del Tosco, a Monghidoro. Con l’alluvione, dieci giorni dopo, l’evacuazione: "Ma adesso ripartiamo da qui" .

Marcello, Monica, la frana  "Ora ricostruiamo la vita"

Marcello, Monica, la frana "Ora ricostruiamo la vita"

Lassù, sulle montagne dell’Appennino bolognese, tra la quiete dei boschi, c’è una Monghidoro che, con speranza, grinta e coraggio, resiste. Un paese che, flagellato dal maltempo, è rimasto isolato a lungo a causa della non percorribilità di tutte le vie di accesso (Fondovalle Savena, Futa e via Idice) e che ora, nonostante la riapertura della Futa, deve ancora fare i conti con tante difficoltà. Tantissime strade secondarie che conducono alle frazioni sono interrotte perché franate, 25 persone sono ancora sfollate (chi da amici o parenti, chi all’hotel Kristall del paese) e i collegamenti con la città vanno ancora a rilento. Ma nonostante tutto questo i monghidoresi non perdono il sorriso e si stanno rialzando con forza e fiducia. Un esempio sono Marcello e Monica. Questa coppia di ragazzi si era trasferita a Monghidoro, nella frazione di Cà del Tosco, il 5 maggio scorso, aveva preso la residenza il 6 e aveva così coronato il sogno di una vita: comprare una casa nella natura, lontano dal caos cittadino per, poi, negli ettari di terra, aprire un’attività agricola. Marcello e Monica, però, quella casa tanto desiderata l’hanno vista circondata da cumuli di fango, alberi e detriti che, il 17 maggio, si sono staccati portandosi via una strada privata e parte del borgo dove abitano. "Ci eravamo appena sistemati, stavamo prendendo confidenza con questa nuova magnifica realtà quando ci hanno evacuato. La montagna si era staccata e ce ne siamo andati in fretta e furia senza sapere se avremmo rivisto la nostra casa nuova". L’abitazione, per fortuna, non ha subito danni: ad essere intaccato gravemente il capanno dove la coppia aveva iniziato a sistemare oggetti ed attrezzi: "Dovremo demolirlo perché ci hanno detto che non è agibile e non è sicuro – spiegano –. Ma sorridiamo. C’è a chi è andata peggio".

Marcello, infatti, anche da sfollato è andato subito a dare una mano agli amici a Monterenzio: un evacuato che si è trasformato in un angelo del fango. "Siamo rientrati a casa da una settimana e siamo felici. Ogni volta che piove, però, temiamo per la nuova vita che abbiamo voluto e desiderato". A fare il punto è anche il sindaco Barbara Panzacchi che, da una ventina di giorni, fa sopralluoghi continui nelle zone colpite dalle frane: "Ci sono situazione che necessitano di risorse e interventi urgenti. Ci sono strade collassate, come Molino Piattello, dove i residenti sono ancora sfollati perché la strada non c’è più. C’è bisogno di sistemare tante cose in paese, ma abbiamo anche bisogno di risposte urgenti sulle strade di collegamento: vogliamo notizie sulla Fondovalle Savena, ancora chiusa, e auspichiamo che il ponte Calvert sulla Idice sia presto realtà. Ci tengo, però, a ringraziare chi c’è sempre stato e chi si dà da fare ogni giorno: Croce Rossa, 118, vigili del fuoco e forze dell’ordine, la Bonifica Renana e gli agricoltori".

Zoe Pederzini

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