Marchesini, 8 su 10 vogliono il lavoro agile

Sondaggio Fiom su oltre 300 dipendenti. Ma l’azienda chiude: "Solo in casi eccezionali. Investiti 500mila euro per l’emergenza virus".

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Se in Gd gli impiegati lavorano tutti da casa in seguito all’emergenza Covid, in Marchesini group i dipendenti in smart working sono una minoranza. Da qui, la Fiom ha lanciato il primo sondaggio sul tema (probabilmente verrà replicato anche in altre aziende) che dimostra come 8 dipendenti su 10 siano a favore di questo strumento. L’azienda del packaging di Pianoro però non è del tutto favorevole al lavoro agile, tant’è che – stando ai dati del sindacato delle tute blu – su circa 80 richieste di smart working durante l’emergenza Covid, ne avrebbe accolte solo una decina. Marchesini, però, spiega in una nota che non si tratta di una questione ideologica, ma strategica: "Per un’azienda che svolge un’attività tecnologicamente complessa e vuole sempre garantire il massimo dell’efficienza e dell’efficacia presso i clienti, operando nel comparto farmaceutico- non è secondario il lavoro in presenza. Abbiamo utilizzato lo strumento dello smart working solo in casi selezionati ed eccezionali".

Ciò non toglie, rileva la Fiom, che sui circa 360 impiegati di Pianoro potenzialmente interessati al lavoro agile, abbiano risposto 306 persone, pari a circa l’85% della categoria. Un campione rappresentativo in grado di scattare una fotografia di come potrebbe essere lo smart working che verrà.

In primis non c’è distinzione né di genere, né di età tra i fan di questo strumento. Quindi, verrebbe sfatato il mito che siano le donne o i giovani a considerare il lavoro agile la soluzione per il futuro. Terzo: la soluzione migliore per tutti è la modalità mista che prevede di lavorare due o tre giorni da casa e il resto in sede. Entrando nel merito del sondaggio, per l’87% degli intervistati il lavoro agile è preferibile e offre vantaggi sia ai lavoratori che all’azienda (l’85,29% ritiene per entrambi). Tra i pro, la maggiore conciliazione vitalavoro e la riduzione costi-tempi del tragitto casa-lavoro e una maggiore sicrezza anti Covid.

Ma dal quartier generale di Pianoro arriva la replica: "Ad oggi sono stati investiti più di 500mila euro per la sicurezza dei lavoratori tra sanificazioni, test sierologici, dispositivi di sicurezza, prova della temperatura, assicurazione aggiuntiva e altre iniziative. Oltre a educatori e baby-sitter inviati gratis a casa dei dipendenti con figli con meno di 13 anni, durante l’emergenza. I risultati dei test sierologici – conclude l’azienda – hanno confortato la nostra strategia poiché non è stato rilevato nessuno positivo".

Rosalba Carbutti

 

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