Bologna, 19 marzo 2025 – Bologna si stringe attorno a Marco Biagi ancora una volta. Nel giorno del 23esimo anniversario dalla sua scomparsa, il Comune ricorda il giuslavorista deponendo una corona di fiori in suo onore.

“Un rito solenne della nostra città a cui siamo contenti di partecipare per mantenere vivo il ricordo", apre la vicesindaca Emily Clancy. Poco prima di Palazzo d’Accursio, invece, sono stati Michele Bulgarelli (Cgil Bologna), Marino Mazzini (Cisl Area metropolitana bolognese) e Manuel Michelacci (Uil Emilia Romagna) a rendere omaggio a Biagi.
Anche il figlio Lorenzo ha preso la parola: “La sua eredità è ancora viva. Tante leggi sul lavoro adesso hanno ripreso quella di mio padre. Un momento doloroso ma anche di ricordo di un servitore dello Stato a cui, però, non è stata concessa la scorta nel momento del bisogno”. Ogni anno, infatti, “ricordo – attacca Lorenzo Biagi – che i vertici del governo non hanno concesso la scorta a mio padre perché sostenevano che le Br non fossero più attive. Questo è inaccettabile”.
Sulla stessa linea l’intervento del senatore Pier Ferdinando Casini, che ha reso omaggio a Marco Biagi dall’aula di Palazzo Madama. “È doveroso ricordare per sempre il sacrificio di un uomo buono e giusto che ha pagato un prezzo inammissibile anche a causa dello Stato che non è stato in grado di difenderlo. Ci manca molto”, sono state le parole di Casini.
Alla commemorazione in città ha parlato anche la sorella di Marco, Francesca Biagi, al suo fianco il nipote del giuslavorista e consigliere comunale della Lega Giulio Venturi: “Mio fratello ha dato la vita per uno Stato che non è stato in grado di difenderlo. Bastava poco per proteggerlo - ha ribadito -. È stato un faro, un uomo illuminato e che conduceva una vita tranquilla. Forse non era ben visto il fatto che avesse collaborato con tutti, sia esecutivi di destra che di sinistra”.
Una serata, quella di 23 anni fa, che Francesca così come tutta la famiglia Biagi, non potrà mai dimenticare. La sera di quel 19 marzo 2002, la festa del Papà, il giuslavorista sta percorrendo il tratto di strada che separa la stazione dalla sua casa in via Valdonica, nei pressi della piazzetta che oggi è intitolata a lui. Poco prima delle 20, Biagi è solo e scende dal treno che da Modena lo ha riportato nella sua città. Una serata come tante: avverte moglie e figli che sta per rientrare, balza sulla bicicletta e si dirige verso casa. Il giuslavorista è stato lasciato senza scorta mesi prima nonostante le minacce ricevute. Sono le 20.07 quando un commando appartenente alle Nuove Brigate Rosse si fa incontro al professore e apre il fuoco, esplodendo sei colpi nella sua direzione. Meno di dieci minuti dopo Biagi muore tra le braccia dei medici del 118. Per il suo assassinio sono stati condannati all’ergastolo Nadia Desdemona Lioce, Roberto Morandi, Marco Mezzasalma e Diana Blefari Melazzi. Simone Boccaccini, condannato a 21 anni in Cassazione, è già libero.