Marco Biagi, il figlio Lorenzo a Bologna. "Mio padre abbandonato dallo Stato"

Lo sfogo di Lorenzo nel giorno del 16esimo anniversario della morte. "La Balzerani? Sono disgustato"

Lorenzo Biagi, figlio del giuslavorista morto

Lorenzo Biagi, figlio del giuslavorista morto

Bologna, 19 marzo 2018 - Bologna non dimentica il 19 marzo di sedici anni fa quando, sotto casa, in via Valdonica, le Br uccisero il giuslavorista Marco Biagi. E le parole del figlio Lorenzo, presente alla commemorazione (FOTO), pesano oggi come pietre. “Lo Stato ha abbandonato mio padre – spiega Lorenzo, figlio del giuslavorista, tornando sul caso della mancata scorta -. Mio padre aveva una scorta fino a pochi mesi prima di essere ucciso, fino al novembre del 2001. Per cui penso che il fatto che gli sia stata tolta senza motivo o comunque con una grande sottovalutazione del pericolo sia una cosa molto grave. Spero - aggiunge Lorenzo, parlando a pochi metri dal luogo dell'omicida - che questo non capiti più ad altre persone o altre figure come lui”.

"Non provo odio, ma non li perdono"

Questo mentre a Modena (FOTO), sui muri della facoltà di Economia, sono comparse scritte ingiuriose contro il professor Biagi. A darne notizia, via Facebook, Michele Tiraboschi, storico collaboratore del giuslavorista. “Essendo una persona molto credente – prosegue Lorenzo - non provo odio nei confronti di nessuno e neanche nei confronti degli assassini di mio padre, però ovviamente non li perdono perché mio padre non l'ho più e questo rimarrà così per sempre".

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"Balzerani offende le persone che hanno sofferto"

E nel giorno dell’anniversario dell’omicidio del padre, Lorenzo commenta le parole dell'ex Br Barbara Balzerani che aveva detto che quello della vittima era diventato "un mestiere". “Provo un grande disgusto nei confronti di questa frase anche perché offende noi vittime e tutte le persone che hanno sofferto – commenta Lorenzo -. Io, per esempio, come figlio di Marco Biagi e come vittima penso che ci dovrebbe essere più rispetto nei confronti di noi vittime perché una farse del genere credo che sia completamente irrispettosa nei nostri confronti”. E comunque, “il monopolio della parola non lo vogliamo avere noi vittime, ma non lo dovrebbero avere di certo loro che sono solamente degli assassini e dovrebbero tacere e basta”.

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"Ho visto la bici di mio padre in cortile e ho capito"

"Quella sera - ricoda ancora Lorenzo - io ero appena tornato a casa da una gita di classe a Mantova. Mio babbo mi aveva accompagnato in macchina la mattina al ritrovo del pullman sui viali a Bologna, era la festa del papà e mi aveva detto che ci saremmo visti presto, la sera per festeggiarla. Mi ricordo che mi disse una frase molto dolce. Lui mi chiamava 'topino' e mi disse: "Topino ci vediamo questa sera a casa per festeggiare la festa del papà" e quella è stata l'ultima volta che l'ho visto".

"La sera - ha proseguito nei suoi ricordi di quella tremenda sera di 16 anni fa - erano le 20 passate da pochi minuti. Mia madre era venuta a prendermi al pullman e dopo poco era corsa giù dalle scale perché le avevano detto che avevano ucciso qualcuno. Però in quel momento io non potevo sapere che fosse mio padre. L'ho capito quando mio fratello ha portato la bici dentro al cortiletto di casa. Io stavo guardando dalla finestra di camera mia e ho capito che la persona uccisa era mio padre".

Per il figlio del giuslavorista ucciso dalle nuove Br "è importante ricordare perché la memoria è utile e necessaria perché tragedie come quelle di mio padre non succedano mai più".

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