Marco Giallini a Bologna sul set de ‘La mia ombra è tua’

Subito riconosciuto è stato fotografato e salutato. Il nuovo film è tratto da un romanzo di Nesi

Marco Giallini, sulla jeep, sul set de ‘La mia ombra è tua’ a porta Mazzini

Marco Giallini, sulla jeep, sul set de ‘La mia ombra è tua’ a porta Mazzini

Bologna, 26 luglio 2021 - Sotto al Pavaglione un assolato giovedì pomeriggio di luglio. Marco Giallini, naturalmente riconoscibilissimo, è stato fotografato, salutato. L’attore romano, 58 anni, visto recentemente su Sky in ‘Ritorno al crimine’ di Massimiliano Bruno, film televisivo e sequel del film del 2019 ‘Non ci resta che il crimine’, era in città per le riprese de ‘La mia ombra è tua’, di Eugenio Cappuccio. Un film Fandango la cui storia è tratta dal romanzo omonimo di Eoardo Nesi, edito per La Nave di Teseo.

Una storia d’amore. Iniziata quarant’anni fa, e mai finita. Che è anche la storia d’un viaggio nell’Italia del 2019 – epico e comico, ebbro e stupefatto, sventatissimo – intrapreso su una Jeep del 1979 senza né tetto né sportelli né parabrezza da Emiliano De Vito, un ventiduenne appena laureato summa cum laude in Lettere Antiche. Inasieme con lui c’è Vittorio Vezzosi, lo scrittore d’un solo libro, pubblicato nel 1995 e accolto da un successo planetario che lo convinse a rinchiudersi in una casa colonica sopra Firenze e non farsi più vedere da nessuno, e non pubblicare più neanche una parola.

Mentre questi due antieroi se ne vanno litigando – troppo distanti le loro generazioni e visioni del mondo, troppo diversi i destini – verso Milano e la fiera-mercato degli anni Ottanta e Novanta – dove il Vezzosi ha incomprensibilmente accettato di tenere un discorso, infrangendo un silenzio durato un quarto di secolo – l’attenzione d’un mondo impazzito si riversa su di loro. E i social convinceranno tutta l’Italia a fermarsi per ascoltare in diretta il Vezzosi, definito "l’unica risorsa e l’ultima speranza", mentre fa i conti con il suo e con il nostro passato E – soprattutto – con l’immenso, pericoloso potere della nostalgia che attanaglia e stringe forte – sempre troppo forte – il presente e il futuro di questo nostro paese perso nel ricordo di sé, e governato dai demagoghi peggiori. b. c  

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