Esce in cd il ’ ’Cantus Bononie. Missa Sancti Petronii’ di Marco Taralli, una grandiosa intonazione dei testi canonici della messa cattolica, eseguita in novembre a San Petronio durante una celebrazione liturgica presieduta dal cardinale Zuppi: 50 minuti di musica densa e corrusca, potente e terribile (in senso biblico), e tuttavia mai ostica all’ascolto, sempre appoggiata su una melodicità di fondo. L’etichetta discografica bolognese Tactus dunque pubblica la registrazione effettuata con gli stessi interpreti di allora: l’Orchestra e Coro del Teatro Comunale diretti da Antonino Fogliani, con i solisti di canto Veronica Simeoni e Simone Alberghini, tutti artisti di casa in città. Mai come in questi giorni è attuale chiedere cosa significhi oggi comporre musica sacra sugli stessi testi già intonati nei secoli migliaia di volte.
"Innanzitutto – risponde Taralli – significa doversi rapportare col ‘sacro’, un’esperienza che ogni artista dovrebbe percorrere, e indipendentemente dal suo credo religioso: il sacro prescinde dalla religiosità personale. Io sono ‘credente’, in quanto cresciuto all’interno di una cultura italiana improntata al cattolicesimo; dopo la classica ribellione dei vent’anni, ho avuto modo di riavvicinarmi al sacro proprio grazie alla composizione musicale. Quanto a quei testi canonici già intonati da tantissimi compositori, trovo che il suono della lingua latina esprima di per sé l’aura del sacro".
" È stata questa – prosegue – la prima cosa su cui ho insistito quando mi sono rivolto alla Curia bolognese per esporre il mio progetto: all’Ufficio Liturgico ho trovato persone intelligentissime, di grande cultura e sensibilità, che mi hanno sempre sostenuto; ma quanto alla lingua da utilizzare, mi sono dovuto contrapporre all’attuale prassi liturgica".
Sono testi che in qualche passo evocano immagini suggestive, ma propongono dogmi e concetti astratti...
"In realtà, ho cercato di far emergere l’‘immagine’ da ogni frase: è la mia cifra compositiva. E poi ci sono i tre testi molto evocativi creati da Davide Rondoni a partire dal Liber Paradisus. Questa aggiunta, così legata alla storia medievale di Bologna, è stata una risposta alla commissione venutami dall’Associazione ‘Messa in Musica’, che chiedeva una partitura in onore del santo patrono, da eseguirsi all’interno di una basilica che non è cattedrale, ma la chiesa dei bolognesi: una chiesa voluta dal popolo. Ebbene, l’anima di Bologna è il lavoro, un’attività ‘bella’ in sé, e non solo quando produce bellezza! Questa è la filosofia che ho voluto perseguire metaforicamente nella partitura, attraverso scelte armoniche mirate: un’asciuttezza di base, una ricercata ‘concretezza’ negli impasti sonori e certa ‘ruvidità’ nei collegamenti accordali, senza modanature che andassero a stondare le asperità. Come una costruzione di pietra che non ha bisogno di essere ricoperta da intonaco, un grezzo che non è più grezzo: la facciata di San Petronio. Cosa non finita, lavoro ancora in fieri, com’è Bologna, città sempre in movimento...".
Marco Beghelli
Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro