CHIARA CARAVELLI
Cronaca

Marelli, chiusura choc: presidio permanente, il ministero convoca il tavolo il 3 ottobre

La protesta dei 230 dipendenti ora senza posto: “Le auto elettriche ci rovinano. La transizione ecologica andava fatta prima”

Bologna, 21 settembre 2023 – I colori della bandiera italiana illuminano la Magneti Marelli di Crevalcore. Ieri sera poco dopo le 23, i cancelli dell’azienda, che produce componenti in plastica e lavora con pezzi in alluminio per motori endotermici, erano ancora aperti. I lavoratori si sono stretti in cerchio, la comunicazione della chiusura dello stabilimento arrivata martedì pomeriggio è stata una doccia fredda. Per tutti. Motivo per cui hanno deciso di protestare davanti ai cancelli di quella che è stata, e ora rischia di non essere più, la loro seconda casa.

La prima notte davanti ai cancelli della Marelli: il presidio a Crevalcore (foto Schicchi)
La prima notte davanti ai cancelli della Marelli: il presidio a Crevalcore (foto Schicchi)

Presidio permanente e tavolo al Mit

Una protesta che non hanno intenzione di abbandonare: il presidio davanti ai cancelli della Marelli, infatti, sarà permanente. Inizia così la 'battaglia di resistenza' dei lavoratori dello stabilimento per opporsi alla chiusura e sono decisi, determinati e soprattutto pronti a 'durare'.

I ministero delle Imprese e del Lavoro hanno convocato al tavolo di crisi Marelli Europe, azienda lombarda di componentistica automotive: l’incontro è fissato per martedì 3 ottobre alle 14 a Roma. 

La disperazione dei dipendenti

"Non ce lo aspettavamo – racconta Angelo, originario di Caserta e operaio alla Marelli da venticinque anni –, anche perché fino alla settimana scorsa abbiamo fatto gli straordinari e non ci hanno concesso le ferie, per questo motivo ci sentiamo presi in giro. Sapevamo dei problemi, ma non ci saremmo aspettati una decisione simile. Dall’oggi al domani siamo a casa e a cinquant’anni reinventarsi non è facile, anzi. Io sono l’ultimo dei mali, perché non ho una famiglia da mantenere, ma qui ci sono persone con figli e mutui da pagare".

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L’una di notte. Alcuni arrivano, altri se ne vanno. Davanti alla Marelli è un viavai continuo di persone. Rassegnazione e speranza si mischiano nei racconti di chi in ventiquattro ore ha perso tutto. Ma non la voglia di sorridere. Le sedie in cerchio, si parla, si scherza. Si cerca di combattere la delusione, insieme. Le buste con qualcosa da mangiare e da bere sono appoggiate sul marciapiede. Bisogna superare la notte, la prima di tante.

La prima notte davanti ai cancelli della Marelli: il presidio a Crevalcore (foto Schicchi)
La prima notte davanti ai cancelli della Marelli: il presidio a Crevalcore (foto Schicchi)

"Speravamo ci fosse margine – racconta Maurizio, da ventisei anni impiegato alla Marelli – per trovare una soluzione. I problemi ci possono essere, ma non è questo il modo di risolverli. Non perderò la speranza fin quando sarà possibile, perché qui ho costruito la mia vita, ma non nego che sono pessimista. Se il problema era la transizione ecologica, dovevano pensarci prima, non si può e non si deve lasciare a casa 230 persone dall’oggi al domani. A quest’età cosa possiamo fare? Anche l’idea di spostarsi, se mai ci fosse proposta, è difficile da accettare".

Le due di notte. Angelo accenna un saluto, la stanchezza ha preso il sopravvento. Ma i suoi colleghi lo trattengono: "Dove vai, resta qui". Perché sì, l’unione fa la forza. Perché davanti a scelte che dividono, l’amicizia e la speranza uniscono.

"Io lavoro qui con mia moglie – racconta Giovanni, 48 anni, dal 2005 impiegato nell’azienda – e ora ci ritroviamo senza non uno, ma ben due stipendi. Abbiamo due figlie di 11 e 13 anni e non sappiamo come andare avanti. Il mutuo, le bollette, le spese di vita quotidiana come le affrontiamo? Finché lavoravamo, nonostante le difficoltà, riuscivamo a reggere, ma ora ci sentiamo persi. E come noi, tutti gli altri lavoratori dell’azienda. Quello che è successo fa rabbia, tanta. E poi per cosa? Per la transizione ecologica? Questo giustifica lasciare a casa 230 persone? Andavano fatti investimenti quando era il tempo, andavano riviste le scelte industriali, non far finta di niente e arrivare a questo punto".

Un punto, forse, di non ritorno. Un punto che rischia, se si ragiona in chiave futura, di generare un’escalation di chiusure a catena non solo negli altri stabilimenti Marelli, ma in tutte quelle aziende che, come quella di Crevalcore, producono componenti per motori endotermici, il comparto che andrà via via esaurendosi con il passaggio all’elettrico.

Le tre di notte. Della prima notte di presidio. Di Angelo, Maurizio, Giovanni. Di tutti gli altri. Di chi lotterà, nonostante tutto, perché quei cancelli rimangano aperti. Sempre.

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