CronacaMarino Occhipinti, chiesto il processo per l’ex killer della Uno Bianca. Il pm: "Botte e umiliazioni alla ex per 4 anni"
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NICOLA BIANCHI
Cronaca

Marino Occhipinti, chiesto il processo per l’ex killer della Uno Bianca. Il pm: "Botte e umiliazioni alla ex per 4 anni"

La Procura di Padova ne chiede il giudizio per maltrattamenti: a febbraio la preliminare A marzo si giocherà la partita in Cassazione dopo la revoca della liberazione condizionale

Marino Occhipinti condannato all’ergastolo per i delitti commessi dalla Uno Bianca
Marino Occhipinti condannato all’ergastolo per i delitti commessi dalla Uno Bianca

Bologna, 25 gennaio 2023 – In un sol colpo si è visto ’portare’ in tribunale dalla ex compagna, che lo accusa di maltrattamenti, e come conseguenza revocare la liberazione condizionale. Beneficio che sarebbe scattato il 4 ottobre 2022. Nulla di tutto questo perché Marino Occhipinti, ex componente della banda della Uno Bianca e condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, dal carcere di Padova non è ancora uscito. E si troverà a dover combattere su due fronti nel giro di poco più di un mese: il 15 febbraio a Padova è fissata la preliminare che lo vede alla sbarra per i maltrattamenti. Il 24 marzo invece verrà discusso dal suo avvocato, Milena Micele, il ricorso per Cassazione contro l’ordinanza emessa il 24 agosto dal tribunale di Sorveglianza di Venezia di revoca della condizionale.

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Fine indagine
 

Questa volta nei guai vi è finito per una donna, la compagna che l’ex vice-sovrintendente della Narcotici di Bologna avrebbe maltrattato e mandato in ospedale. Ne è sicuro il pm Valeria Donatella Sanzari che nei giorni scorsi ha chiuso l’indagine e ora ha chiesto il giudizio per il 57enne di Santa Sofia (Forlì), arrestato il 29 novembre 1994. Per la Procura patavina, Occhipinti avrebbe "sistematicamente maltrattato la convivente, abusando del sentimento che lei nutriva nei suoi confronti, rendendole intollerabile il regime di vita e la prosecuzione del rapporto". Diversi gli episodi elencati dall’accusa: "Sfogava la sua rabbia (anche dove determinata da eventi esterni) su di lei esercitando intollerabili violenze verbali (insulti, urla in faccia), fisiche (la scuoteva sbattendola con violenza contro il muro, la colpiva sul corpo e al capo, rompeva tutto quanto gli capitava davanti)". Le violenze sarebbe state anche psicologiche: "Sminuiva la sua persona e tutto quello che faceva, la isolava dagli altri, anche dai suoi congiunti, facendole perdere fiducia e stima in sé stessa". L’ultima goccia risale al 24 marzo quando "le cagionava contusioni dorso-lombare, con perdita di coscienza". Sei i giorni di prognosi. Bordate che Occhipinti ha sempre rimandato al mittente e, dice ancora oggi, "lo dimostrerò".
 

L’altra partita
 

Resta poi la partita in Cassazione con la decisione del tribunale di Sorveglianza impugnata dalla difesa. Tra i motivi tirati in ballo dall’avvocato Micele, "il travisamento di elementi di prova" e "l’omessa valutazione di altri deponenti in favore del condannato". Infine viene sollevata l’assenza della motivazione "dell’incompatibilità del comportamento di Occhipinti con la prosecuzione del beneficio della liberazione condizionale".