Covid Bologna: marito e moglie morti. L'ultimo saluto in corsia

Oscar e Alberta Gnugnoli avevano 91 e 81 anni: erano sposati da 56. Ricoverati in due reparti del Maggiore, si sono spenti a cinque giorni di distanza

Alberta Gnugnoli era una critica ed esperta d’arte soprattutto anglosassone

Alberta Gnugnoli era una critica ed esperta d’arte soprattutto anglosassone

Bologna, 29 novembre 2020 -  Se ne sono andati a pochi giorni di distanza. Separati soltanto da tre rampe di scale: una distanza insormontabile, se di mezzo ci si mette il Coronavirus. Così Oscar e Alberta Gnugnoli, 91 e 81 anni, marito e moglie dal 1964, si sono spenti a causa delle conseguenze del Covid-19 dopo essersi visti per l’ultima volta il 17 novembre scorso, nella corsia del Pronto soccorso dell’ospedale Maggiore. Posizionati dagli infermieri uno accanto all’altra, si sono riconosciuti e salutati, come per un presentimento che quello fosse il loro ultimo incontro. "Ce lo hanno raccontato i sanitari presenti – sottolinea il fratello di Oscar, Gian Maria, con la moglie –. Un dettaglio che è stato di grande conforto per noi, nella tragedia. Ogni giorno siamo stati costantemente informati sulle condizioni dei nostri cari. Non una semplice telefonata per dirci come andavano le cose, ma ampi resoconti in cui i medici di turno, in particolare la dottoressa Cipollini, ci raccontavano come stessero mio fratello e mia cognata. Sempre con grande delicatezza. Erano diventate voci amiche che, non potendo vedere i nostri cari di persona, ci davano sollievo. Abbiamo avuto la certezza che non fossero soli, ma circondati da ottimi professionisti che se ne prendevano cura". Oscar era ricoverato al nono piano del Maggiore, nel reparto Covid di media intensità; Alberta invece, le cui condizioni erano da subito apparse più critiche, al dodicesimo. Si è spenta due giorni dopo il ricovero, il marito cinque più tardi. "Sembrava un’influenza, poi è diventata polmonite e sono andati al pronto soccorso – prosegue il fratello –. Lì il tampone ha rivelato che si trattava di Covid". I parenti avevano anche portato in ospedale un cellulare e un tablet per poter comunicare con loro, su consiglio dei medici; ma la situazione si è aggravata e non è stato possibile. "Ci fa molto piacere che sia stata apprezzata l’attenzione che mettiamo nella comunicazione con pazienti e familiari – commenta il primario di Medicina interna al Maggiore, Mauro Silingardi –. Noi internisti dobbiamo saperci occupare un po’ di tutte le patologie. Ma, per dirla con il fisiologo Fabrizio Benedetti, se la speranza è un farmaco, una buona parola talvolta vale quanto un analgesico". Alberta , già docente di inglese, giornalista e appassionata di arte e cultura anglo-americana, assieme al marito, che era chimico, era socia del Cenacolo bolognese di Cultura e società, presieduto dall’amica Carla Vettori. "Erano persone speciali, grandi viaggiatori e amanti di arte e fotografia. Alberta trasmetteva la propria passione a chiunque l’ascoltasse: quando ci faceva da guida a una mostra o parlava a una conferenza, quello che diceva restava impresso. Era unica".

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