Mascherine obbligatorie nei locali pubblici

L’ordinanza regionale entrerà in vigore lunedì e prevede la possibilità di farne a meno quando si è all’aperto. Regole per le seconde case

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Mascherine, l’ordinanza è servita. E la buona nuova è che all’aperto, per chi pratica sport o fa una passeggiata, non sarà necessario indossarla. Al contrario, in tutti i luoghi pubblici chiusi, dal supermercato all’ambulatorio medico, fino al negozio di vicinato, è previsto l’obbligo di indossare dispositivi di protezione individuale e, allo stesso tempo, quando ci si intrattiene, all’aperto, con altre persone. La normativa regionale entrerà in vigore già da lunedì e il corpo dell’ordinanza studiata in viale Aldo Moro per far fronte alla ‘Fase 2’ dell’emergenza Covid-19 è molto vasto. Comprende, ad esempio, anche una ‘sezione’ dedicata alle seconde case. Dove sarà possibile andare. Ma solo se la seconda casa si trova nel territorio della provincia di residenza e solo se lo spostamento è in giornata, motivato da esigenze come la necessità di effettuare lavori di manutenzione. Ci sono poi paragrafi dedicati alle aperture delle aree gioco e sport nei parchi, demandate ai sindaci, e del trasporto pubblico che verrà incrementato. Per quanto riguarda i treni regionali, del 50 per cento. A bordo dei bus, poi, non sarà possibile fare il biglietto.

Il punto discusso, adesso, è se ci saranno abbastanza mascherine per mettere in condizione tutti di rispettare l’ordinanza. Infatti, a seguito della decisione del Governo di omologare il prezzo di ogni dispositivo a 50 centesimi, più di un distributore ha lanciato l’allarme ‘scorte’. E anche l’Ascom è intervenuta sulla problematica: "In questi mesi le attività hanno fatto il possibile, reperendo e acquistando non senza difficoltà mascherine da numerosi fornitori anche a prezzi ben più alti rispetto a quelli pre-pandemia, a causa dalle difficoltà di approvvigionamento. In questo modo, però, queste imprese sono riuscite a sopperire a una gravissima carenza dei dispositivi, tutelando la salute dei cittadini", spiegano da Ascom. "Nello stesso tempo numerose aziende hanno deciso di riconvertire la propria produzione, iniziando a fabbricare mascherine, così da abbattere i prezzi di mercato. Aziende che, in questo modo, hanno potuto continuare a lavorare, garantendo posti di lavoro e stipendi. Troviamo quindi che le tempistiche del Governo siano profondamente sbagliate. Se da una parte è corretto che un presidio di sicurezza non abbia costi elevati, è anche vero che aziende e farmacie hanno scorte che sono costate ben più dei 50 centesimi previsti dal nuovo dpcm. Per evitare che queste realtà del territorio debbano rimetterci ulteriormente, chiediamo che la decisione di fissare i prezzi delle mascherine venga posticipata fino a quando non saranno esaurite le scorte e gli approvvigionamenti precedenti a questo provvedimento".

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